giovedì 22 aprile 2010

India: Singh, ribellione maoista frutto della povertà

Parlando della minaccia maoista, il primo ministro indiano Manmohan Singh ha detto che i poveri hanno ragione a ribellarsi. «Non possiamo ignorare che molte aree in cui prospera l'estremismo sono sottosviluppate e che la popolazione che vive in queste zone, in particolare le povere comunità tribali, non hanno goduto in maniera equanime dei frutti dello sviluppo» ha ammesso il premier in un discorsopronunciato oggi a una cerimonia di funzionari dello stato a New Delhi. E' di due settimane fa il massacro di 76 soldati caduti in un'imboscata tesa nello stato del Chhattisgarh dai ribelli maoisti, che controllano parte del centro e nord est dell'India e che rappresentano «la più grave minaccia alla sicurezza interna» secondo le parole dello stesso Singh.La strage aveva sollevato molte polemiche sulla campagna militare decisa l'anno scorso dal ministro degli interni Palaniappan Chidambaram contro guerriglieri comunisti che godono del supporto dei «popoli delle foreste» minacciati dalle grandi industrie minerarie.Il premier Singh, un economista oxfordiano, ha però sottolineato che «non bisogna mostrare alcun segno di cedimento per coloro che minacciano l'autorità dello stato e le basi della democrazia».

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