sabato 7 agosto 2010
Ladakh, si aggrava la situazione
venerdì 6 agosto 2010
Niente da fare, il Nepal ancora senza premier
Nella votazione svoltasi nel pomeriggio, nessuno dei due candidati in lizza, l'ex capo ribelle e ex premier Prachanda e il conservatore Ram Chandra Poudel, ha ottenuto la maggioranza dei 601 voti espressi dall'assemblea legislativa provvisoria di Kathmandu. I voti a favore di Prachanda sono stati 213, mentre al rivale del Congresso nepalese ne sono andati 99.
Ancora una volta, come nelle precedenti settimane, lo stallo è stato causato dall'astensione in blocco del partito comunista (terza forza politica) e dei partiti minori che rappresentano l'etnia "madhesi" della pianura meridionale dell'ex regno himalayano. La prossima votazione è stata fissata per il 18 agosto.
Oltre 100 i morti a Leh
Prime immagini da Leh
http://www.youtube.com/watch?v=gYmM90uB5dk
Ladakh: morti per alluvione
giovedì 5 agosto 2010
Contro i vicini cinesi, nemici storici, in Mongolia spuntano i neonazi
I mongoli non amano andare in bicicletta «perché ci vanno i cinesi». Al supermercato snobbano frutta e verdura provenienti da Pechino e preferiscono quelle coltivate in patria anche se costano un occhio e hanno il sapore che può avere un prodotto cresciuto in una terra glaciale. Insomma, i mongoli detestano i cinesi con tutto il cuore. Un odio ancestrale, storico, prima da dominatori (ai tempi di Gengis Khan) poi da sottomessi fino alla «liberazione» sovietica negli anni 20 del Novecento. Ma ora questo sentimento, anzi questo risentimento popolare sta degenerando a Ulaanbaatar, la capitale più fredda del mondo e anche la più tollerante, almeno fino a poco tempo fa. Cioè quando si è costituita un’organizzazione ultranazionalista che ha nello «statuto» la salvaguardia della purezza della razza mongola e che sta raccogliendo sempre più consensi.
«SVASTICA BIANCA» - A scanso di equivoci gli adepti hanno scelto come simbolo la croce uncinata e si sono chiamati Tsagaan Khass, svastica bianca. Le intenzioni sembrano perfino lodevoli: lotta alle ingiustizie sociali, alla corruzione e all’indifferenza politica, alla droga, alla prostituzione e al crimine in generale. Si definiscono antiviolenti e si autoproclamano «supporto alla polizia regolare». Ma i loro raduni mettono paura: giacche militari, magliette con svastica, capelli rasati e braccio teso alla nazista. «Adolf Hitler? Un uomo rispettabile – dice convinto “Grande fratello”, nome di battaglia del leader degli Tsagaan Khaas – perché il suo obiettivo era quello di preservare l’identità nazionale. Siamo contro la guerra ma andremo fino in fondo ai nostri diritti». «Dobbiamo essere sicuri che il sangue della nostra patria resti puro. Sarà fondamentale per la nostra indipendenza», aggiunge il 23enne Battur, un convinto apostolo della svastica bianca. «Dobbiamo evitare che gli stranieri, e soprattutto i cinesi, si uniscano alle nostre donne creando una razza nuova, diversa da quella pura generata da Gengis Khan».
«TURISTI BENVENUTI» - Una delle attività più frequenti dei nazi-mongoli è quella di irrompere in alberghi e ristoranti per verificare che non ci siano ragazze costrette a prostituirsi. Il vero timore dei mongoli, e non solo degli ultranazionalisti, è quello di finire fagocitati, non solo economicamente, dagli ingombranti vicini cinesi, con forze in campo di 3 milioni di abitanti contro un miliardo e mezzo. Anche per questo tranquillizzano i turisti stranieri, «che sono benvenuti e che sono nostri amici, se rispettano le regole e se non vengono dalla Cina», tengono a precisare quelli della Tsagaan Khass. Anche perché la svastica da queste parti ha un significato molto più morbido, essendo uno dei simboli sacri e benauguranti del Buddhismo presente ovunque, nei monasteri, sulle decorazioni e perfino sui sacchetti del supermercato.
Federico Pistone
Kathmandu: arrestato italiano
Bajracharya, che sta conducendo l'inchiesta. L'italiano, che si trovava in Nepal, era arrivato ieri pomeriggio all'aeroporto di Kathmandu per imbarcarsi, viaBangkok, su un volo della compagnia Thai Airlines diretto a
Roma. Ma al controllo dei bagagli sono uscite fuori le tavolette all'Hashish. Ora dovra' rimanere in custodia cautelare per tre mesi in attesa di accertamenti, come ha precisato all'ANSA il vice sovraintendente della polizia Diwas Udas. Dopo averlo bloccato e interrogato, la polizia lo ha formalmente incriminato per contrabbando di stupefacenti. Il caso e' ora di competenza del tribunale distrettuale di Kathmandu che si pronuncera' tra tre mesi. L'ambasciata d'Italia a New Delhi, che e' territorialmente competente per il Nepal, ha confermato oggi l'avvenuto fermo giudiziario. Secondo una fonte diplomatica aggiungendo ''che la famiglia e' stata contattata e che l'italiano e' assistito dagli uffici del console onorario di Kathmandu''.
mercoledì 4 agosto 2010
Un veneziano in Mongolia
Un veneziano in Mongolia. Non è il titolo di un film di Vanzina, mala storia che Roberto Salvalaio, direttore d’orchestra «nostrano » e da poco direttore musicale del teatro dell’Opera di Ulaan Baatar, capitale della regione asiatica, ci racconta.
Diplomato a Venezia in Organo, Composizione e Direzione d’Orchestra, com’è arrivato ad avere un contratto triennale così lontano da casa? «Appena finito il conservatorio, ho voluto perfezionare i miei studi in Romania per seguire i corsi di Ovidiu Balan, maestro che ho stimato molto. Nel frattempo tenevo un piede in Italia, all’Accademia Chigiana, con Carlo Maria Giulini. La vita e i contatti però mi hanno portato a preferire la zona orientale del mondo, dal 2002 ho lavorato in Giappone, Cina, Corea, Filippine… Di solito sono gli orientali a venire in Italia, patria dell’opera».
Come mai il percorso inverso? «Voglio essere sincero e le dico che il terzo mondo, almeno per ciò che riguarda la musica, siamo noi. Vede, i paesi che non hanno l’opera come parte della loro cultura, la studiano e la valorizzano, noi no. È un fenomeno per me inspiegabile, che bisognerebbe analizzare».
Ulaan Baatar è a 1800 metri sul mare, d’inverno ci sono anche 50 gradi sotto zero. Tra clima e gap linguistico non c’è da stare allegri… «Ho fatto lì il mio primo concerto il 16 gennaio, in teatro c’erano 6 gradi sotto zero. La voglia di lavorare -45 minuti oltre l’orario previsto per l’orchestra, e nessuna lamentela, dove succede in Italia?- e la qualità dei musicisti mi hanno fatto sentire a casa. Per la lingua non c’è problema, l’agogica e le dinamiche musicali sono universalmente in italiano o, alla peggio in inglese. E poi usano il cirillico, non gli ideogrammi, sono un mix di "europeismo" e gentilezza asiatica». Che stagione offre il teatro dell’Opera? «Dodici opere all’anno e qualche balletto. Da settembre ne avrò una ogni 15 giorni a cominciare da "Madama Butterfly", con allestimenti di qualità. Se non avetemododi venire, trovate i video in Internet»!
Tibetani di Toronto contro il Nepal
India: imboscata maoista ad agenti di polizia, molti morti
Emissario indiano nella capitale nepalese
L'ex segretario agli affari esteri Shyam Saran, che fu anche ambasciatore indiano in Nepal arriverà già questa settimana nella capitale dello stato himalayano per aiutare a far avanzare le discussioni tra le differenti forze politiche che per il momento non trovano un accordo per eleggere il nuovo capo del governo.
"La situazione politica in Nepal è molto incerta e l'India vuole aiutare a risolvere il problema" ha dichiarato un membro del ministero degli affari esteri che ha voluto rimanere anonimo.
Il parlamento nepalese si riunirà nuovamente venerdì, dopo aver per tre volte fallito l'elezione del primo ministro.
martedì 3 agosto 2010
Nepal: continua la crisi politica
lunedì 2 agosto 2010
Nepal ancora senza primo ministro
Nepal: oggi forse elezione primo ministro
A circa due mesi dalle dimissioni del premier Madhav Kumar Nepal, continua la crisi politica in Nepal. Lo scorso luglio i membri del parlamento non sono riusciti a eleggere un nuovo Primo ministro a causa delle divergenze presenti tra i vari partiti. Nessuno dei tre candidati proposti, tra cui l’ex premier maoista Prachanda, ha raggiunto il numero di consensi necessario per formare un governo di coalizione. La nuova votazione è prevista per oggi 2 agosto, ma è alto il rischio di un altro fallimento.
L’attuale stallo politico ed economico è dovuto alle continue frizioni tra l’Alleanza dei sette partiti, presente già al tempo della monarchia, e i maoisti, che nel 2008 hanno vinto le elezioni per l’assemblea costituente. Alla base della diatriba vi è il reintegro degli ex guerriglieri maoisti all’interno dell’esercito. Il leader maoista Prachanda, eletto primo ministro, ha infatti rassegnato le dimissioni nel maggio 2009 dopo il rifiuto del presidente Ram Baran Yadav al reintegro dei guerriglieri. Passati all’opposizione, i maoisti hanno continuato a destabilizzare il Paese attraverso scioperi e proteste, che lo scorso 30 giugno hanno costretto alle dimissioni il Primo ministro ad interim Madhav Kumar Nepal.
Al momento sono tre i partiti che possono presentare un candidato: Nepali Congress (NC), United Marxist-Leninist (UML) e Unified Communist Party of Nepal-Maoist (UCPN-M). Nessuno di loro possiede però i seggi necessari per formare da solo un governo in grado di prendere decisioni e i leader dei partiti minori non sono disposti a concedere voti agli avversari e ieri hanno votato in massa scheda bianca.
La crisi politica di questi mesi sta portando il Nepal verso la bancarotta e il rischio di una guerra civile. L’inesistenza di un governo blocca il varo del nuovo budget statale da oltre 1 miliardo di euro e gli aiuti dell’Onu, che fanno funzionare ospedali e scuole. Altro problema sono i 19mila guerriglieri maoisti ancora in armi confinati nei campi di addestramento, che aumentano il rischio di un nuovo conflitto armato nel Paese.
domenica 1 agosto 2010
Progetti faraonici al confine con il Tibet
Nepal: sempre più povertà
Straziante instabilità che perdura da quattro anni(nei precedenti 12 il paese era in conflitto civile). Possiamo immaginare le condizioni delle istituzioni e dell’economia già descritta in altri post. Di fatto il governo controlla a stento gran parte del paese, specie la cintura meridionale (Terai) ai confini con l’India. Oltre i problemi di sicurezza sociale, di applicazione delle leggi, un governo inesistente non riesce a dare vigore a politiche sociali, di riduzione della povertà. Di miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Nei giorni scorsi il Primo Ministro dimissionario Nepal s’è recato a celebrare il centenario del più antico ospedale nepalese, il Bir Hospital, ospitato in un fatiscente palazzo Rana nel centro di Kathmandu. Nei giardini ormai svaniti languono decine di persone in attesa di un posto letto, altre chiedono soldi per comprare le medicine o pagarsi qualche cura. Nei villaggi è ancora peggio perché gli ospedali magari distano chilometri a piedi e gli Health Post non hanno niente, compresi i medici. Nel discorso il Primo Ministro ha fatto autocritica per le morti di diarrea dello scorso anno, ma il problema permane con l’inizio d’epidemie a Rukum, Nepalgunj, Baglung. Niente di nuovo sono millenni che questo accade.
Eppure, malgrado le scarse capacità di gestione generale dello stato nepalese, i donatori internazionali hanno raddoppiato, nell’ultimo anno, “grant and loan” al paese, gettando nel calderone la cifra record di 1 miliardo di euro (riferisce il Foreign Aid Department del Ministero delle Finanze). Questi fondi sono stati utilizzati al 86% per coprire le spese correnti del governo (27,45% dell’intero budget statale), pochi e solo nominali per sviluppare il paese sistema sanitario, infrastrutture, agricoltura, gestione delle acque, educazione, etc.). Infatti qualcuno si domanda che fine hanno fatto questi fondi data l’estrema fragilità dello stato. “Nepal has been unable to utilise foreign aid in the past few years” ha dichiarato Posh Raj Pandey che era membro della Commissione (Nepal Planning Commission-NPC) incaricata di programmare l’utilizzo degli aiuti internazionali. Quindi, se lo dice lui…