sabato 10 aprile 2010

Dalai Lama oggi in piazza a Zurigo

Migliaia di persone hanno partecipato questo pomeriggio alla manifestazione di solidarietà con il Tibet organizzata nel centro storico di Zurigo. Con un discorso di una cinquantina di minuti, il Dalai Lama ha parlato per la pima volta
direttamente alla popolazione. Finora in Europa era successo solo una volta, due anni or sono a Berlino, davanti alla porta di Brandeburgo, ha detto all'ATS Migmar Raith, portavoce della società Amicizia Svizzera-Tibet (GSTF).
La riunione zurighese, durata diverse ore, si è svolta presso il Münsterhof, all'insegna di «Svizzera per il Tibet. Tibet per il mondo». Vi hanno partecipato diversi esponenti del mondo artistico elvetico. Fra di loro The Young Gods, Endo Anaconda e Kutti MC. Erano presenti pure i consiglieri nazionali zurighesi Doris Fiala (PLR) e Mario Fehr (PS).

Rappresaglia della polizia indiana contro i Maoisti del Chhattisgarh

A quattro giorni dall’attacco maoista in cui hanno perso la vita 76 poliziotti indiani, è iniziata la risposta delle forze di sicurezza schierate in Dantewada. A dare la caccia ai guerriglieri autori dell’azione di lunedì mattina, sono gli uomini della Central Reserve Police Force di stanza in Chhattisgarh (stato del Centro India in cui è forte la presenza dei guerriglieri di estrema sinistra), coadiuvati da alcuni battaglioni della polizia nazionale. La controffensiva armata sarà concentrata nelle dense giungle presenti in questo territorio, e coordinata da un comando congiunto guidato dal direttore generale della CRPF Vikram Srivastava. L’intensificazione dell’offensiva anti-maoisti fa seguito alle pressioni fatte dal ministro dell’Interno Chidambaram, durante la sua visita nel luogo della strage martedì scorso. Mentre si trovava in Chhattisgarh, Chidambaram aveva auspicato una risposta armata congiunta e ben coordinata da parte della polizia e dei paramilitari, lasciando anche aperta la possibilità di ricorrere all’uso di elicotteri e mezzi di supporto dell’esercito.

In seguito all’imboscata di lunedì – quando gli agenti giunti sul luogo di una precedente esplosione si erano fatti trovare impreparati -, sono state sollevate pesanti critiche in merito alla superficialità con cui si erano mossi i poliziotti. Per fare luce sulla dinamica dell’attacco, al quale si dice abbiano preso parte addirittura 1000 maoisti, lo stato del Chhattisgarh ha ordinato un’inchiesta che a breve dovrebbe ricostruire i fatti.

Indika

venerdì 9 aprile 2010

Ceneri di Hillary sull'Himalaya? "Un cattivo auspicio"

Una montagna e un uomo, con un destino legato anche dopo la morte di quest'ultimo. Forse mai, come nel caso dell'Everest e di sir Edmund Hillary, il primo a mettere piede nel 1953 sulla vetta della montagna più alta del mondo, c'è stato un legame così stretto. Non è finito nemmeno dopo 60 anni visto che la spedizione che si proponeva di disperdere sull'Everest parte delle ceneri di Hillary è stata improvvisamente annullata, per raccomandazione della comunità buddista nepalese che vedeva nel gesto «un cattivo auspicio».

I RESTI NEL MONASTERO BUDDISTA - Così, contrariamente a quanto annunciato in precedenza da Apa Sherpa, altro leggendario scalatore salito in cima alla montagna più alta del mondo

Hillary con Tensing dopo la conquista dell'Everest
Hillary con Tensing dopo la conquista dell'Everest
19 volte, il progetto è stato abbandonato e i resti dell'alpinista neozelandese resteranno nel monastero buddhista del villaggio di Kunde, in attesa della costruzione di un sacrario dove al momento opportuno saranno trasferite. Sir Hillary, che scalò l'Everest (8.840 metri) il 29 maggio 1953, insieme allo sherpa Tensing, è morto nel gennaio 2008 e le sue ceneri sono state in parte disperse in mare a largo di Auckland. Ma non tutte, perché una parte di esse, conservate nel monastero buddhista sembravano essere destinate ad essere abbandonate nel vento al termine della 20esima spedizione della carriera di Sherpa (Eco Everest 2010), che aveva anche un chiaro obiettivo ambientale. Ma su disposizione dei monaci buddisti che hanno visto «un cattivo auspicio» in questo rito temendo fra l'altro che in futuro potesse diventare una moda, l'iniziativa a cui avevano aderito 17 scalatori di vari paesi è stata bloccata e definitivamente abbandonata. La spedizione era appoggiata da numerose organizzazioni e personalità internazionali, fra cui Reinhold Messner, primo uomo ad aver scalato l'Everest senza bombole d'ossigeno.

Da Corriere della Sera online

Il Dalai Lama non è deluso

Il Dalai Lama non è deluso per non aver potuto incontrare il Consiglio federale. Il capo spirituale tibetano ha detto oggi di essere venuto in Svizzera per altri motivi e di capire la posizione del governo «che in questi tempi di crisi vuole mantenere buoni rapporti con la Cina».«Perché dovrei essere deluso?», ha dichiarato il premio Nobel per la pace in una conferenza stampa organizzata a Zurigo. Lo scopo principale della sua visita in Svizzera - ha precisato Tenzin Gyatso - è la conferenza di tre giorni dedicata al tema dell'altruismo nell'economia che si è aperta oggi al «Kongresshaus» di Zurigo. Un altro motivo della visita sono i festeggiamenti per i 50 anni dall'arrivo dei primi rifugiati tibetani nella Confederazione. «È nostro dovere ringraziare il governo e la popolazione svizzere per quanto hanno fatto», ha dichiarato il Dalai Lama. Il fatto che durante i quattro giorni di soggiorno in Svizzera non incontrerà nessun rappresentante del Consiglio federale rallegrerà certamente il governo cinese, ha aggiunto il 74enne con un sorriso di compiacimento. Questa decisione non avrà tuttavia nessuna conseguenza sulla simpatia che la Svizzera nutre verso il
Tibet. La visita zurighese del Dalai Lama prosegue fino a domenica con un fitto programma che prevede, oltre alla serie di conferenze, un incontro in programma domani mattina con il parlamento europeo dei giovani tibetani che si riunisce per la prima volta proprio a Zurigo. Domani pomeriggio il capo spirituale tibetano prenderà inoltre la parola sul «Münsterhof», la piazza antistante la cattedrale «Fraumünster», nell'ambito di una manifestazione di solidarietà con il Tibet. Prima di lasciare la Svizzera, il Dalai Lama sarà domenica all'»Hallenstadion» per presentare le sue riflessioni sul tema «Responsabilità universale ed economia».

Italia- Mongolia: delegazione italiana nella capitale

Rafforzare la presenza italiana in Mongolia, il paese sull'antica 'via della seta' meno esplorato dal Made in Italy. E' questo l'obiettivo della delegazione di 50 imprese italiane che dal 10 al 13 aprile si recherà in Mongolia, guidata dal vice ministro dello Sviluppo economico con delega al Commercio estero, Adolfo Urso. Alla missione - spiega un comunicato del ministero - partecipano aziende che operano nei settori bancario, dell'energia, delle costruzioni, dell'impiantistica, delle infrastrutture. L'interscambio dell'Italia con il paese asiatico negli ultimi anni si è intensificato del 30%, superando la soglia dei 100 milioni di euro nel biennio 2007-2008. Il saldo commerciale, pur restando negativo per l'Italia, pone il nostro Paese come quinto destinatario dell'export della Mongolia dopo Cina, Canada, Russia e Corea. Tra i settori dove puntare di più - spiega ancora la nota del vice ministro Urso - spiccano quello elle importazioni di materie prime, di cui la Mongolia è icca, e soprattutto di quelle legate al settore tesile-abbigliamento.

giovedì 8 aprile 2010

Dalai Lama alla Svizzera: "Grazie"


Un grazie è stato espresso oggi dal Dalai Lama alla presidente del Consiglio nazionale Pascale Bruderer, un grazie per la solidarietà che la Svizzera ha dimostrato a partire dal 1960 nei confronti dei rifugiati tibetani giunti nella Confederazione. Il premio Nobel per la pace, in visita fino a domenica, ha incontrato la Bruderer questa mattina nel monastero buddista di Rikon, nel Canton Zurigo. Presenti anche il sindaco della città sulla Limmat Corine Mauch e il presidente del Governo cantonale Regine Aeppli.

La consigliera nazionale ha da parte sua sottolineato l'ottima integrazione della comunità tibetana in Svizzera, arrivata ormai alla terza generazione.

Pagina della TSR dedicata alla visita del Dalai Lama

Quegli Svizzeri a cui non piace il Dalai Lama


"Parlare di genocidio culturale in Tibet è proprio una gran cretinata!" L'affermazione lapidaria è di Christoph Müller, fondatore e proprietario dell'agenzia di viaggi Hiddenchina.net, insediata a Pechino da sette anni.

Pur essendoci stato una sola volta, il giovane imprenditore svizzero tedesco assicura di conoscere bene il Tibet. Vi organizza dei viaggi individualizzati e sostiene che la regione sta bene grazie al potente sostegno di Pechino, nel rispetto delle tradizioni tibetane.

"Tutto è scritto in due lingue, mandarino e tibetano. Le nuove costruzioni devono essere ispirate all'architettura locale. Le infrastrutture si sviluppano a grande velocità. La sedentarizzazione permette alle popolazioni nomadi di migliorare la vita quotidiana: acqua corrente, bagno, riscaldamento…"


Christoph Müller
Christoph Müller (swissinfo)
I rimproveri di "sinizzazione" galoppante sarebbero fasulli. "La popolazione tibetana rappresenta fra il 93 e il 95% dell'insieme", aggiunge Christoph Müller. (La statistica ufficiale cinese parla del 92%, mentre altre fonti indicano una presenza cinese ben più massiccia. Taluni dicono persino che c'è una maggioranza di cinesi han).

Molti immigrati han sono in Tibet per compiere lavori subalterni e poco gratificanti che i tibetani accettano difficilmente, argomenta l'operatore di viaggi. Quanto alla religione, Müller riconosce che numerosi tibetani si sentono un po' "imbavagliati", ma che ciò non impedisce loro di apprezzare la presenza cinese. Tanto più che la maggioranza "vive meglio per esempio degli abitanti delle periferie di Pechino".

Per farla corta, stando a Müller, l'occidente è "vittima della propaganda del Dalai Lama, diffusa dai media. Le informazioni che vengono dalla Cina sono nettamente più affidabili". Riguardo al Dalai Lama, "i suoi premi per la pace e per l'ecologia sono usurpati".


Una persona formidabile

"Il Dalai Lama è un tipo formidabile, un compagno di karma", replica un cinese fervente buddista, che pure si considera un esperto del Tibet, dove è stato cinque volte. Conoscitore di lingue e culture occidentali, questo quarantenne – di cui manterremo l'anonimato – vive, lavora e pratica la sua religione a Pechino.

La Cina riconosce la libertà religiosa a tutti i suoi cittadini. Almeno in teoria. "Quando non si è veramente religiosi si pensa di essere liberi. Ma quando si è religiosi ci si accorge che ci sono molti limiti. A volte devo fare attenzione. Per esempio, alle preghiere collettive se siamo più di cinque o sei, c'è il rischio che intervenga la polizia", spiega l'uomo, che racconta di avere in casa immagini e scritti del Dalai Lama.

"Il problema del Tibet non è il Dalai Lama. È l'assenza di autonomia. Tutte le decisioni sono prese dai cinesi. È la legge del più forte. Qualsiasi attività religiosa è sottoposta a previa autorizzazione. È normale in una dittatura come è sempre stata la Cina", afferma.

E che dire del preteso genocidio culturale? "Era vero durante la rivoluzione culturale. E la Cina lo ha riconosciuto. Da dieci-quindici anni la situazione è un po' migliorata. I religiosi hanno più libertà. È stata ricostruita una parte dei monasteri. Ma non è come prima: i tibetani hanno una libertà limitata".


Evoluzione delle usanze

"Penso che la libertà di religione sia rispettata in Tibet allo stesso modo che in tutta la Cina", commenta Ivan Salamin, un vallesano che dirige la filiale cinese di Alcan. "Non credo che ci sia la minima traccia di genocidio culturale. Tutto è valorizzato: la cultura, i templi; c'è una vera volontà di preservare. Certo, c'è un modo di vita che cambia. Ma ciò non è legato all'oppressione di un governo, bensì all'evoluzione dei costumi nelle popolazioni", rincara la moglie Catherine Salamin.

Giunta in Cina tre anni fa, la coppia nel 2008 ha compiuto un viaggio attraverso il Tibet. "Il turista si trasforma in un pellegrino alla ricerca dell'assoluto", si legge sull'album fotografico dei coniugi vallesani.

I due svizzeri ricordano che al momento in cui lasciarono l'occidente per installarsi in Cina erano pieni di pregiudizi. "Ma al contatto con il paese, ci si rende conto a poco a poco di come tutto fosse sbagliato", raccontano.

Lo stesso succede ai turisti, aggiunge Christoph Müller. "Tutti coloro che vengono in Cina per la prima volta sono sorpresi in bene. I pregiudizi sono enormi". Da ciò ad affermare che il Dalai Lama sfrutta questi pregiudizi per tirare acqua al suo mulino, c'è solo un passo. Numerosi svizzeri in Cina lo compiono, a torto o a ragione.

Alain Arnaud, Pechino, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

mercoledì 7 aprile 2010

Kundun News è anche su Facebook

Cari amici,
da ieri il nostro blog è anche su Facebook. Diventate nostri amici. A*Less

Nepal: maoisti annunciano nuova offensiva contro il governo

Il Partito comunista unificato del Nepal (Cpn, maoista) ha annunciato l'avvio di una nuova tornata di proteste contro il governo per «riaffermare la sovranità civile, l'integrità nazionale, l'elaborazione di una nuova Costituzione nei tempi stabiliti e per la pace nel paese».Parlando ad una folla riunita ieri a Kathmandu in occasione della Giornata del Movimento popolare il presidente del Cpn ed ex premier, Pushpa Kamal Dahal, conosciuto anche come Prachanda, ha assicurato che il partito garantirà continuità alle proteste fino a quando le richieste menzionate non saranno esaudite.Da quando dieci mesi fa hanno abbandonato il governo per divergenze con il capo dello Stato sull'esonero del comandante dell'esercito, i maoisti sono ripetutamente scesi in piazza con grande seguito popolare, arrivando perfino a dichiarare l'autonomia federale delle province nepalesi.

Nepal: anche le divinità devono decidere della loro vita


Anche la vita da divinità può comportare delle decisioni difficili. Chanira Bajracharya, 15 anni è la Kumari di Patan, dea vivente degli Hindu, che da nove anni vive e benedice i devoti, che ogni giorno accorrono al tempio nella più antica e bella tra le città reali nella valle di Kathmandu. Tra pochi mesi dovrà lasciare il suo palazzo, poiché la tradizione vuole, che la sua funzione di divinità termini con la pubertà. Bajracharya sta pensando al suo futuro ed è intenzionata a intraprendere una carriera nell'ambito bancario.
Settimana scorsa è diventata la prima dea vivente in assoluto a diplomarsi anche se la sua istruzione, sempre come vuole la tradizione, è avvenuta esclusivamente tra le mure della residenza in cui vive.
"Ho intenzione di studiare contabilità e commercio e vorrei lavorare in una banca", ha dichiarato la giovane in una rara intervista rilasciata all'agenzia Reuters, vestita con i costumi cerimoniali, gli occhi cerchiati di nero e un terzo occhio disegnato nel mezzo della fronte.
 " Ha una buona memoria e non dimentica le cose, " ha detto Abha Awale suo insegnate privato. Le ex divinità in genere  trovano un impiego modesto soprattutto nell'amministrazione statale ma la maggior parte di esse si sposa ricevendo un sodalizio mensile di 1'500 rupie al mese (ca. 20 dollari) cifra che non permette loro di frequentare degli studi superiori.
La Kumari viene scelta tra le bambine delle caste buddiste delle famiglie newar, gli Sakya residenti a Kathmandu, la stessa cui apparteneva il Buddha, in qualunque momento dallo svezzamento alla pubertà. Anche se scelta tra i buddisti è equamente venerata da buddisti e induisti, questo è dovuto al ruolo di legittimante del potere reale nell'annuale festa del Kumari Jiatra. dopo la caduta della monarchia nel 2008 il ruolo delle Kumari è molto in discussione.
Gli oppositori di questa tradizione insistoni sulle violazioni dei diritti dei bambini e asseriscono che la vita di segregazione, alle quali sono sottoposte, non permette loro un'istruzione adeguata. Da parte sua il governo nepalese ha garantito un'istruzione di base e il diritto alla sanità.

Ma Bajracharya si dichiara felice. " Non sono triste perché devo rimanere rinchiusa nel palazzo, non ho amici ma posso giocare con i miei due fratelli. Mi ritengo fiera quando la gente viene a riverirmi e mi considera la sua divinità." ha detto Chanira Bajracharya esprimendosi in un ottimo inglese.

Christian Gilardi

Nepal, Londra prepara il nuovo schema di registrazione degli elettori

La Gran Bretagna, tramite il suo dipartimento per lo Sviluppo internazionale (Dfid), lavorerà insieme al governo nepalese in occasione della preparazione delle prossime elezioni, che si terranno dopo il 28 maggio, data in cui l’assemblea costituente nepalese dovrebbe consegnare la nuova Costituzione. Lo ha annunciato il segretario per lo Sviluppo internazionale, Mike Foster, spiegando che più di 13 milioni di votanti saranno registrati in questa tornata elettorale. Si tratta di un nuovo processo che immagazzinerà i dati di ogni persona in un sistema elettronico ad hoc creato dal Dfid. Grazie al sistema, tutti gli aventi diritto potranno esprimere la loro preferenza nel primo round; allo stesso tempo, si potranno prevenire frodi elettorali grazie attraverso la registrazione dei dati anagrafici in un database online. I dati dei singoli votanti, al momento della presentazione al seggio, appariranno sui computer degli scrutatori. Oltre alle informazioni anagrafiche sarà possibile consultare foto e impronte digitali.

Svizzera, piccolo Tibet!

Un breve documentario sul cinquantesimo dell'arrivo dei rifugiati tibetani in Svizzera è visibile, da ieri, sul sito Swiss info. In occasione dell'arrivo in Svizzera del Dalai Lama, previsto per questa sera, diverse manifestazioni sono state organizzate nei prossimi giorni per celebrare l'anniversario. Il numero di tibetani in Svizzera è di di circa 4'000 persone, che vivono prevalentemente nella regione di lingua tedesca.

guarda il documentario:





martedì 6 aprile 2010

Pirati informatici contro il Dalai Lama

Un gruppo di pirati informatici che ha sede
nel sud ovest della Cina ha sistematicamente rubato documenti
segreti dell'Ufficio del Dalai Lama - il leader tibetano che vive in
esilio in India - e del governo indiano. Lo ha scoperto un gruppo di
ricercatori canadesi che hanno illustrato i risultati del loro
lavoro, durato otto mesi, in un documento diffuso oggi chiamato
«Shadows in the Cloud».
«Nel nostro lavoro - affermano i ricercatori nell'introduzione al
documento, di 58 pagine - non abbiamo trovato le prove del
coinvolgimento della Repubblica Popolare Cinese o di qualsiasi altro
governo in questa organizzazione clandestina, ma una domanda
importante è se la Cina intraprenderà delle iniziative per
eliminarla». I ricercatori affermano invece di avere le prove del
coinvolgimento di due pirati informatici che vivono a Chengdu, nel
sudovest della Cina.
La portavoce del ministero degli esteri cinese Jiang Yu,
interpellata nel corso di una conferenza stampa oggi a Pechino, ha
affermato di «non sapere su quali prove si basino» i ricercatori
canadesi, «o quali siano le loro motivazioni». La Cina, ha aggiunto,
«è risolutamente contraria a tutti i crimini informatici, compresa
la pirateria».
Secondo il rapporto, le informazioni rubate dai pirati
informatici comprendono 1'500 lettere scritte nel corso del 2009
dall'ufficio del Dalai Lama, documenti riservati del ministero della
difesa di New Delhi e sull'attività delle Ambasciate dell'India in
Afghanistan.

Manifestazioni in piazza a Ulaan Baatar

Circa 5'000 persone si sono date appuntamento ieri nel centro della capitale mongola reclamando lo scioglimento del Parlamento e chiedendo gli aiuti promessi dal Governo. La manifestazione, che si è svolta in maniera pacifica, è la più importante dopo quella che si è tenuta nel luglio 2008. In quell'occasione, lo ricordiamo, 5 persone furono uccise e 200 rimasero ferite in seguito a scontri.

In particolare, i manifestanti hanno invitato l'Esecutivo del Partito rivoluzionario del popolo mongolo e del Partito democratico della Mongolia a una migliore ridistribuzione delle ricchezze minerarie del paese. A*Less

Maoisti di nuovo in azione, 65 morti

È salito a 65 morti il bilancio dell'imboscata dei maoisti contro un convoglio di poliziotti avvenuta nello Stato del Chhattisgarh. Lo riferisce la televisione privata CNN-IBN. Si tratta di uno degli attacchi più gravi mai compiuti dai ribelli comunisti attivi nel centro e nord est dell'India. Gli scontri sono ancora in corso nella zona e sono stati mandati dei rinforzi. Centinaia di ribelli avrebbero preso di sorpresa i veicoli di soccorso giunti sul luogo in seguito all'esplosione di una mina. Alcune strade di accesso sono state bloccate dai guerriglieri.

L'imboscata è avvenuta all'alba in una sperduta giungla nella regione di Dantewala, roccaforte degli insorti, dove è in corso un'offensiva del governo di New Delhi contro i guerriglieri.

lunedì 5 aprile 2010

Il Dalai Lama è giunto in Slovenia

E' giunto oggi a Maribor, seconda città della Slovenia, il Dalai Lama. Nella sua agenda, per i prossimi 3 giorni sono previsti incontri con diversi leader del paese. Il capo spirituale dei tibetani è stato accolto al suo albergo dal sindaco Franc Kangler, dall'eurodeputato Ivo Vajgl e da circa 200 persone che si erano radunate davanti all'edificio. Kundun è stato anche invitato dall'università della città a tenere una conferenza su questioni umanitarie dedicata ai giovani. La Cina, come già in passato con altre nazioni, ha avvertito Lubiana che la visita del Dalai Lama potrebbe nuocere ai rapporti bilaterali fra i due paesi.

domenica 4 aprile 2010

Presidente nepalese preoccupato: intensifica consultazioni

In un clima di incertezza politica, il presidente nepalese Rama Baran Yadav ha intensificato le consultazioni con i leader dei più importanti partiti politici. Yadav ha convocato, oggi al Palazzo presidenziale Shital Niwas, il maoista Pushpa Kamal Dahal, Jhalanath Khanal presidente del Partito Comunista nepalese CPN (UML) e Shushil Koirala del Nepali Congress.
Qualche ora prima aveva già incontrato il primo ministro Madhav Kumar per discutere sugli ultimi sviluppi politici. Nelle ultime settimane il presidente del paese ha più volte espresso la sua preoccupazione per il ritardo dei lavori sulla redazione della nuova Costituzione che dovrebbe essere consegnata il 28 maggio. Di conseguenza anche il processo di pace è fortemente compromesso. Un prevaricamento tra i partiti della coalizione ha causato forti contrasti. La crisi, inoltre, si è ulteriormente deteriorata dopo la morte del ex premier Koirala, avvenuta lo scorso 20 marzo.


Guerriglia maoista in azione in Orissia

Dieci poliziotti hanno perso la vita in seguito allo scoppio di una bomba piazzata dalla guerriglia maoista nello Stato orientale di Orissia. A riferirlo un alto ufficiale della polizia. L'attacco è avvenuto nel distretto di Koraput, a 550 chilometri da Bhubaneshwar, capoluogo statale.

La pattuglia, presa di mira, stava partecipando a un'operazione proprio contro i ribelli che controllano diverse province del centro e nord-est dell'India lungo un cosiddetto corridoio rosso.