venerdì 13 agosto 2010

Ergastolo a uomo d'affari tibetano avvolto nel mistero

E' avvolta nel mistero la condanna al carcere a vita inflitta dalla Cina a Dorje Tashi, uno degli uomini d'affari più ricchi del Tibet. La notizia è stata divulgata da alcune organizzazioni non governative, mentre la stampa ufficiale tace. All'uomo, proprietario dello Yak Hotel di Lhasa, sono stati confiscati tutti i beni, per un valore che si aggira attorno ai 680 milioni di franchi.

Sempre secondo fonti ONG, nello stesso processo, è stato condannato a 6 anni di carcere anche il fratello Dorje Tseten. Nessuno è per ora a conoscenza delle accuse volte nei loro confronti.

Dorje Tashi, considerato molto vicino ai leader politici locali, non ha mai svolto attività politica attiva e sembra non abbia mai calpestato i piedi a nessuno. L'ipotesi più gettonata è che abbia fatto donazioni segrete ad alcuni monasteri (anche se la pena non sarebbe proporzionata al reato) o avrebbe inviato soldi al Governo in esilio tibetano a Dharamsala. Il suo arresto risale al 2008, subito dopo le proteste scoppiate a Lhasa.




Mostra a Zurigo sull'arte sacra del Buthan

«Buthan - l'arte sacra dell'Hymalaya» è il titolo di  una mostra  al Museo Rietberg di Zurigo. Fino al 17 ottobre potranno essere ammirati più di cento fra statue e dipinti, che sono stati selezionati in collaborazione con monaci, ricercatori ed autorità del piccolo regno hymalaiano stretto tra l'India e la Cina. Ancor'oggi il buddismo tantrico è l'elemento centrale della vita culturale, politica e religiosa del Buthan, scrivono in una nota gli organizzatori. Gran parte delle opere esposte non sono mai state mostrate fuori dal Buthan e provengono da monasteri e templi dove sono tuttora utilizzati nelle cerimonie religiose. Anche a Zurigo le opere sono presentate da due monaci buddisti, che ogni giorno, alle 10.30 e alle 10.00, effettueranno all'interno del museo dei riti di purificazione.

Ladakh: vescovo, i morti sono il triplo di quelli annunciati

Le vittime del maltempo abbattutosi la settimana scorsa sulla regione del Ladakh (India settentrionale) sono almeno tre volte quelle ufficialmente comunicate dal governo indiano. Lo sostiene oggi il vescovo cattolico del Jammu e Kashmir, monsignor Peter Celestine Elampassery. Citato dall'agenzia cattolica CathNews, monsignor Elampassery ha riferito che «abbiamo mandato il nostro direttore degli affari sociali a verificare la situazione e ad aiutare le vittime. Anche i nostri sacerdoti e le suore del distretto stanno cercando di venire
incontro alle necessità delle vittime». Secondo il religioso, le organizzazioni impegnate nelle operazioni di soccorso stimano in almeno 500 le persone morte per le inondazioni, che hanno anche distrutto numerose abitazioni.Le cifre ufficiali sui decessi, invece, parlano di 183 morti, fra cui 23 stranieri e molte decine di feriti.
«A mano a mano che i soccorritori giungono nei luoghi colpiti - ha concluso il vescovo - estraggono sempre nuovi cadaveri dalle macerie e dal fango».

Gansu, ancora vittime

Sono 19 finora le vittime del maltempo nella zona occidentale della Cina, che si aggiungono alle 1144 vittime (in base all'ultimo bilancio) delle alluvioni dei giorni scorsi a Zhouqu. Lo riferisce l'Agenzia Nuova Cina. Venti i dispersi. A Longan, nel Gansu, 10 persone sono morte e 12 sono disperse.In un comunicato le autorità locali hanno inoltre fatto sapere che circa 10.000 persone sono ancora intrappolate a causa delle inondazioni. A Tianshui, sempre nel Gansu, quattro persone sono morte e otto disperse. Nel Sichuan, a Mianzhu, le colate di fango hanno trascinato via, uccidendole, cinque persone. Cinquecento restano ancora intrappolate in aree montagnose, difficili da raggiungere anche per i soccorritori.

giovedì 12 agosto 2010

Tibet, in migliaia al monastero Drepung

http://www.corriere.it/gallery/esteri/08-2010/lhasa/1/cerimonie-buddiste_2ceebf3e-a55b-11df-80bf-00144f02aabe.shtml#1

Ladakh: si temono epidemie

Dopo le vittime e le distruzioni portate dalla calamita' naturale abbattutasi venerdi' scorso sulla regione del Ladakh, nel Kashmir indiano, e sulla storica citta' di Leh, i soccorritori stanno facendo di tutto per reprimere lo scoppio di possibili epidemie. Lo scrive oggi il quotidiano The Times of India. Secondo le cifre rese disponibili dalla Protezione civile indiana, i morti sono finora 185 ed i dispersi alcune centinaia, fra cui un gruppo di decine di italiani con cui ancora non vi sono contatti.Medici operanti nella zona e esperti del Drdo, organismo del ministero della Difesa che interviene in occasioni di catastrofi naturali, hanno segnalato un forte aumento delle gastroenteriti fra la popolazione colpita dovuto all'acqua contaminata, mentre vi sono casi di persone con sintomi di colera e tifo. Il dottor W. Selvamurthy, responsabile dei controlli del Drdo, ha sottolineato che ''non esiste un sistema di drenaggio adeguato a Leh. L'acqua potabile e' stata inquinata da fango, cadaveri e altri corpi in decomposizione sparsi dappertutto. Abbiamo forti timori di possibili epidemie di colera, tifo e gastroenterite''.

Gansu: maltempo e pioggia sulle aree già colpite

Nuovi violenti acquazzoni stanno portando paura e altri danni nella regione cinese di Zhouqu, già distrutta dalle inondazioni e gli smottamenti di sabato che hanno fatto 1.117 vittime e oltre 600 dispersi. Secondo quanto riferiscono le autorità locali, sembra che i detriti e le colate di fango trascinati dalle forti piogge abbiano di nuovo creato un blocco nel fiume Bailong, determinando nelle prime ore di stamani un innalzamento di circa tre metri del livello dell'acqua. L'ufficio meteorologico provinciale ha fatto sapere che nelle prossime 24 ore sono attese nuove piogge che dovrebbero continuare anche durante tutta la giornata di domani. Si teme che il maltempo possa ostacolare le operazioni di soccorso.

mercoledì 11 agosto 2010

Gansu: frane, sale a più di 1100 il bilancio delle vittime

Il bilancio delle vittime delle frane provocate dalle piogge torrenziali che hanno colpito la provincia nord
occidentale cinese del Gansu è salito a 1.117 mentre i dispersi sono 627. Lo riferiscono le autorità locali rivedendo il precedente bilancio che parlava di 702 vittime.

Ladakh: rientri in corso ma continuano le ricerche

Circa 60 italiani, secondo le stime della Farnesina, si trovano nelle valli interessate dalle alluvioni e ''si moltiplicano gli sforzi per favorire l'afflusso dei connazionali ancora in viaggio da località isolate verso i centri di Srinagar Manali e la stessa Leh''. Diverse decine di connazionali, secondo il Ministero, hanno già lasciato la zona ed altri sono in procinto di farlo con i tempi dettati anche dal precario stato delle infrastrutture. Inoltre, prosegue la nota, sono stati rafforzati i voli da Leh per facilitare il deflusso e continua lo stretto coordinamento tra le Ambasciate europee a New Delhi per assistere i turisti in rientro dal Ladakh e sprovvisti di documenti di viaggio.  Proseguono intanto le ricerche del corpo di Riccardo Pitton: ''le autorità indiane - assicura la nota - hanno perlustrato in elicottero la zona dove è scomparso il connazionale e hanno assicurato che le ricerche proseguiranno nei prossimi giorni''. La Farnesina avverte inoltre che dalle ''informazioni raccolte sul terreno'' risulterebbe che molti turisti vorrebbero, visto il miglioramento delle condizioni meteorologiche, ''continuare le escursioni programmate'' e che ci sarebbero altri italian in arrivo. ''A tale riguardo - avverte la Farnesina - in considerazione della perdurante precarietà delle condizioni di sicurezza, l'Unità di Crisi sconsiglia ogni viaggio nella regione del Ladakh fino al ristabilimento della situazione''.

La Mongolia percorsa sulle due ruote

Al via in Mongolia la prima corsa con mountain bike.

http://www.corriere.it/sport/10_agosto_10/mountain-bike-mongolia_5f25ec64-a49f-11df-aae8-00144f02aabe.shtml

Gansu: in arrivo nuova tempesta

Una nuova tempesta tropicale, denominata Dianmu, minaccia il nordovest della Cina gia' flagellato da frane e inondazioni che hanno causato almeno 700 morti. Lo riferisce Bbc online. Secondo gli esperti, Dianmu dovrebbe causare tre giorni di piogge torrenziali, muovendosi da nord verso nordovest e colpendo la provincia di Gansu. "Dobbiamo prendere atto delle difficolta' nelle operazioni di soccorso", ha detto il premier Wen Jiabao citato dall'agenzia Nuova Cina. Nella contea di Zhoqu sono arrivate migliaia di tende per offrire riparo alle famiglie rimaste senza casa - circa 1.000 quelle andate distrutte, 3.000 quelle alluvionate - mentre i gruppi dei soccorritori continuano la disperata ricerca di sopravvissuti, sempre piu' difficile con le ore che passano.

Ladakh, regione distrutta

In Ladakh  sale, non solo il bilancio della tragedia, ma anche il numero dei turisti coinvolti. Centosessanta i morti finora accertati, 23 dei quali stranieri. Oltre a Riccardo Pitton - giovane torinese in vacanza nella regione del Kashmir - vi sarebbero infatti tre francesi, una vittima spagnola, 16 nepalesi e due tibetani.
Pitton, che ufficialmente risulta ancora 'disperso' (non essendo stato ritrovato il corpo), e' nella lista delle persone decedute diffusa da fonti indiane. E anche la Farnesina conferma il suo nome tra i dispersi per i quali ci ''sono consistenti informazioni'' che sia tra le vittime. Domani, comunque, proseguiranno - anche con l'ausilio di elicotteri - le ricerche per ritrovare il corpo. Per ora di certo c'e' la testimonianza degli amici che stavano facendo trekking con lui: ''era dietro di noi, l'abbiamo visto portare via dal fango''. E poi ''piu'
nulla''. Pitton, studente di medicina piemontese e' stato travolto giovedi' scorso da un fiume in piena nei pressi di Skiu, una localita' di una sperduta vallata a sud di Leh. Sono stati i due amici, miracolosamente sopravissuti alla tragedia, a dare l'allarme e a raccontare la loro rocambolesca fuga dalla vallata. Oltre a lui si teme siano scomparsi nella stessa zona anche altri tre stranieri tra cui un francese e un romeno. E mentre aumentano i timori per altre 400 persone di cui si sono perse le tracce - considerata anche la difficile situazione dei collegamenti stradali e telefonici - fonti dell'Ambasciata italiana a Delhi spiegano che ''alcuni connazionali'' non sono ancora raggiungibili. Potrebbero aver gia' lasciato la regione o non esserci mai andati, spiegano invitando chiunque a dare notizie su possibili segnalazioni.  Difficile anche la situazione di alcuni gruppi di turisti, tra cui alcuni italiani, rimasti bloccati dal fango in zone e localita' remote dell'area colpita: nella vasta regione himalayana si trovano ancora intrappolati otto italiani, quattro uomini e quattro donne, secondo una lista ufficiale fornita oggi dal governo indiano. Sette di loro si trovano a Pang, sulla strada che sale da Manali a Leh, insieme a un gruppo di 69 escursionisti di diversa nazionalita'. Per loro - spiegano fonti diplomatiche - si sta cercando di effettuare il trasferimento.  Un'altra italiana e' invece a Biamah Batalik, nella parte occidentale della regione insieme a una comitiva di sette turisti. Non e' chiaro, per le difficolta' logistiche, quando potranno essere portati in salvo dagli elicotteri militari. Un altra comitiva di 7 persone e' stata invece portata oggi da Pang in una localita' piu' a valle, in attesa di essere trasferita a Delhi. Secondo la Farnesina, sono invece stati rintracciati gli altri italiani, si pensa siano circa 200, che si trovano a Leh o in posti al sicuro in attesa di tornare a New Delhi per poi essere rimpatriati. E alcuni di loro sono gia' riusciti a lasciare la regione come nel caso di Patrizia Caiffa, giornalista italiana, che ha raccontato l' 'odissea' vissuta negli ultimi giorni sottolineando la gravissime condizioni in cui versa la popolazione locale.  I connazionali sono assistiti da un diplomatico dell'ambasciata italiana di New Delhi, Gianluca Brusco, giunto a Leh per coordinare la raccolta delle informazioni su eventuali ^dispersi e coordinare il piano di evacuazione che potrebbe  richiedere alcuni giorni a causa dell'affollamento dei voli  aerei verso la capitale indiana. Secondo fonti diplomatiche comunque l'incaricato avrebbe ottenuto canali preferenziali di evacuazione nel caso di eventuali situazioni di emergenza.  Intanto e' ancora emergenza in Ladakh dove si continua a scavare alla ricerca dei corpi dei dispersi. Secondo una fonte  governativa locale, il 40% delle infrastrutture, compresi canali di irrigazione, strade e ponti, e' stato completamente  distrutto, mentre solo il 20% non e' stato danneggiato dalle  alluvioni assolutamente eccezionali per la regione desertica  conosciuta come il ''piccolo Tibet''.

martedì 10 agosto 2010

Gansu: si aggrava la situazione

Sono aumentate a 702 le vittime delle disastrose inondazioni che hanno colpito la contea cinese di Zhoqu, nella provincia nord orientale del Gansu. A meno di 24 ore dall'annuncio delle autorità di un bilancio di 337 morti, oggi i funzionari del governo locale hanno, in conferenza stampa, raddoppiato la cifra annunciando anche che i dispersi sono scesi a 1042, invece dei 1148 annunciati ieri. Il disastro sta assumendo sempre più i contorni della catastrofe, cosa peraltro annunciata dal fatto che molti villaggi sono ancora sotto il fango, in alcuni punti alto fino a due metri. Inoltre, la circostanza che nelle ore immediatamente successive al disastro lo
stesso premier Wen Jiabao fosse volato a Zhoqu per coordinare i soccorsi, ha fatto pensare che le vittime finali potessero essere molte di più delle 137 dichiarate nell'immediatezza dei fatti. Il nemico da combattere per gli oltre 3000 soccorritori è ancora il fango: un torrente di fango e detriti che copre un'area lunga cinque chilometri, rendendo impossibili i soccorsi. Molti mezzi di soccorso sono bloccati lungo le strade di accesso alla valle, al centro della quale scorre il fiume Bailong. Bloccate anche le tende e i generi alimentari spediti da diverse province cinesi. Militari dell'esercito cinese a bordo di motociclette stanno cercando di raggiungere i villaggi remoti della valle, abitata per il 33% da tibetani. Oltre 200 i sopravvissuti ricoverati negli ospedali della zona, mentre 41 feriti sono ancora in gravissime condizioni nell'ospedale di Lanzhou, il capoluogo del Gansu.

Ladakh: una vittima italiana

C'e' anche una vittima italiana nel tragico bilancio delle inondazioni che hanno devastato la regione del Ladakh, nel Kashmir indiano: a confermarlo e' stata la Farnesina, che ha spiegato di essere gia' in contatto con i familiari della vittima di cui pero' non e' stata resa nota l'identita'. Circa 200 italiani risultano poi essere ancora bloccati in diverse zone della regione. Le vittime accertate sino a questo momento sono 165, di cui almeno 16 stranieri, secondo la televisione Cnn-Ibn. Tra di loro ci sono diversi nepalesi, tibetani, una romena, mentre altri non sono ancora stati identificati. Circa 400 invece i dispersi, mentre da accertamenti condotti in loco - ha fatto sapere ancora il ministero degli Esteri italiano - si e' verificato che non sono presenti stranieri nell'ospedale di Leh. Una fonte diplomatica ha detto all'ANSA che ''varie decine di italiani'' sono stati rintracciati e sono in contatto con un rappresentante dell'ambasciata italiana a New Delhi che si trova nella citta' principale di Leh per assistere i connazionali. Si tratta del Dr. Gianluca Brusco, che si sta adoperando da due giorni presso le autorita' militari e civili indiane per facilitare la localizzazione e il recupero dei turisti italiani. Le comunicazioni telefoniche nella vallata rimangono estremamente difficili.Il governo indiano ha pubblicato su un sito internet una lista di stranieri che risultano ancora bloccati in alcune vallate. Un gruppo di sette escursionisti italiani, insieme a 69 di diverse nazionalita', si trova nella localita' di Pang, a oltre 4 mila metri, sulla strada statale Manali-Leh. Altri otto stranieri, tra cui un'italiana, sono invece sono a Biamah
Batalik, una zona remota del Ladakh occidentale. Dovranno essere soccorsi dagli elicotteri dell'esercito come e' avvenuto ieri per 81 stranieri intrappolati nella valle di Zanskar. L'agenzia di stampa indiana Ians riferisce inoltre che l'esercito ha portato in salvo 151 stranieri dalla localita' di Lamayuru, una delle destinazioni turistiche preferite della zona.

Maltempo in Gansu: salvato ancora un uomo

Un tibetano di 52 anni è stato estratto stamattina dalle macerie della sua casa distrutta dal fango provocato dalle piogge e dalle inondazioni nel nord ovest della Cina, ad oltre 50 ore dal crollo della sua abitazione. Lo ha riferito l'agenzia Nuova Cina. I soccorritori giunti nella contea di Zhouqu, prefettura autonoma tibetana di Gannan nella provincia nord orientale cinese del Guansu, da oltre 24 ore sono alla ricerca di sopravvissuti. Le stime ufficiali del governo cinese parlano di 337 vittime e 1148 dispersi nella contea che è al 30% abitata da tibetani.

lunedì 9 agosto 2010

Gansu: portata in salvo una donna

Una donna di 74 anni, sepolta sotto il fango,  è stata portata in salvo dai soccorritori accorsi nel nord ovest
della Cina dove ieri frane, smottamenti e inondazioni hanno fatto 127 morti e quasi 1300 scomparsi. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. La donna, Yang Jinfeng, è stata estratta in tarda mattinata dalle macerie di un palazzo distrutto a metà nella contea di Zhouqu, nella provincia tibetana autonoma di Gannan, nella provincia del Gansu. La donna è stata estratta salva dalle macerie quasi 40 ore dopo il  crollo del palazzo a causa del fango e degli smottamenti. Si trovava nel proprio appartamento al quarto piano e dormiva quando è arrivata l'acqua. Le sue condizioni sono stabili, hanno detto i medici, che l'hanno trovata assetata e affamata. Ancora nessuna notizia da Yeyuan, un villaggio nel quale nessuna struttura è rimasta in piedi. I soccorritori stanno cercando segni di vita.

Ladakh: i primi stranieri lasciano la capitale

Circa 1.200 turisti stranieri, tra cui anche decine di italiani e svizzeri, hanno gia' lasciato Leh, capoluogo del Ladakh, regione appartenente al Kashmir indiano, colpita da violente inondazioni nelle notte tra giovedi' e venerdi'. Grazie ai voli straordinari organizzati dalle compagnie aeree, altre centinaia di stranieri potranno oggi defluire dalla zona disastrata. Un funzionario diplomatico dell'ambasciata italiana a New Delhi si trova gia' sul posto e ha gia' contattato i connazionali per assisterli nel trasferimento a New Delhi da cui saranno poi rimpatriati. Secondo quanto riferito oggi all'ANSA da una fonte diplomatica ''i connazionali rintracciati sono tutti incolumi''. Sono almeno 300 gli escursionisti stranieri che risultano ancora bloccati in diverse vallate del Ladakh a causa delle strade rese inagibili da frane e smottamenti. Parlando all'agenzia di stampa indiana Ians, l'ispettore generale della polizia Farooq Ahmad, ha detto che ''dei 132 corpi recuperati, 128 sono stati identificati e tra di loro non ci sono stranieri''. Secondo i media indiani, tuttavia, tra le vittime risultano due cittadini francesi. Non si hanno ancora invece notizie su oltre 500 dispersi, tra cui una turista spagnola e venti soldati di stanza sul ghiacciaio di Siachen, il piu' alto fronte di guerra dove sono schierati l'esercito indiano e quello pachistano. Il dirigente della polizia ha poi aggiunto che oggi alcuni elicotteri militari cercheranno di recuperare alcuni escursionisti intrappolati nella valle di Zanskar, una delle mete del trekking. Intanto continuano ad arrivare aiuti di emergenza, tende e medicine per i senza tetto, in particolare del villaggio di Choglamsar, a sud di Leh, spazzato via dalla colata di fango. In ospedali da campo e strutture provvisorie ci sono circa 400 feriti. Oggi i media indiani riportano che molti giovani vacanzieri stranieri hanno deciso di unirsi alle operazioni di soccorso degli alluvionati e di sgombero delle strade da detriti e macerie.

domenica 8 agosto 2010

Tibet: inondazioni nella regione di Gannan

Sono almeno 127 le vittime delle inondazioni e degli smottamenti che, a causa della forte pioggia, hanno colpito
gli abitanti della contea di Zhouqu, nella prefettura autonoma tibetana di Gannan, nella provincia nord-occidentale cinese del Guansu. Le autorità cinesi, nella serata di oggi, hanno confermato il  numero delle vittime fino ad ora recuperate, così come il numero dei dispersi, sceso da 2.000 a 1.294. Sul posto si è insediata una commissione che gestisce l'emergenza, presieduta dal primo ministro cinese Wen Jiabao che è volato da Pechino in tarda mattinata. Con lui, che ha decretato il secondo grado di emergenza per il disastro, anche il ministro della pubblica sicurezza, che ha inviato oltre 3.000 soccorritori. Sono invece 76 le persone ricoverate negli ospedali della zona, mentre 45.000 gli evacuati secondo un comunicato del governo provinciale. Ai soccorritori, la maggior parte poliziotti, pompieri e soldati dell'esercito cinese, si sono uniti gli stessi residenti che hanno già portato in salvo 648 persone. I soccorritori combattono contro il tempo, perchè i meteorologi hanno predetto per martedì una nuova
ondata di forti piogge. Ma anche contro il fango, che in alcune zone supera i due metri, e contro la geografia del luogo. La zona, infatti, è una valle al centro della quale scorre il fiume Bailong, nel quale, oltre all'acqua piovana, sono confluite rocce, detriti, alberi, caduti dalle colline e montagne circostanti. In queste ore l'acqua è scesa di 40 centimetri, ma la situazione è ancora difficile perchè oltre due terzi della regione è senza energia elettrica. Sia il presidente cinese Hu Jintao che il premier Wen Jiabao hanno individuato nella salvezza dei cittadini la priorità, seguita dall'assicurare un tetto e un pasto ai sopravvissuti e il ripristino delle vie di comunicazione.
Solo nel villaggio di Yueyuan sono oltre 300 le case sommerse da acqua e fango e non si sanno quante vittime ci siano. L'acqua esondata dal fiume Bailong e quella scesa dalle montagne portando rocce e detriti, hanno livellato un'area lunga circa cinque chilometri. Oltre 10.000 persone hanno già trovato rifugio in campi con tende posizionati in altitudine. La televisione cinese ha mostrato immagini di sopravvissuti che attendono di essere salvati sui tetti delle abitazioni, quasi del  tutto sommerse dal fango. Alcune importanti strade della contea sono state ripulite alla meglio per favorire il passaggio dei soccorritori, ma molte zone remote non sono state ancora raggiunte e si scava a mani nude per estrarre dal fango eventuali sopravvissuti. La pioggia ha cominciato a scendere copiosa ieri sera intorno  alle 22, provocando, due ore più tardi, le frane e gli smottamenti. Sul fiume Bailong si è creata una barriera di detriti intorno all'una di notte, che ha favorito l'esondazione. Secondo un portavoce provinciale, la barriera è lunga tre chilometri, larga 100 metri e profonda nove metri. Mantiene almeno 1,5 milioni di metri
cubi di acqua. Sul posto, con un elicottero, sono arrivati esperti di demolizioni per tentare di sistemarla.
La contea di Zhouqu, copre un'area di 3.010 chilometri e ha circa 134.700 abitanti, il 33% dei quali tibetani. Si trova nell'area sud orientale della prefettura a 276 chilometri da Lanzhou, capoluogo del Gansu. Il maltempo e le piogge torrenziali, dall'inizio dell'anno, hanno provocato oltre 2.100 morti in tutto il paese e l'evacuazione di 12 milioni di persone.

Ladakh: molti stranieri ancora bloccati

Continua l'allarme maltempo nell'India del Nord e in tutto il Pakistan, dove le piogge monsoniche non accennano a diminuire e nuovi alluvionati si sono aggiunti oggi ai 15 milioni causati dalle inondazioni di questi ultimi dieci giorni. Tra questi anche molti turisti, come le diverse decine di europei ancora intrappolati nella valle di Leh, il capoluogo del Ladakh, la regione del Kashmir indiano colpita da piogge torrenziali, assolutamente inconsuete, avvenute nella notte tra giovedi' e venerdi'. Grazie ai voli supplementari della compagnia di bandiera Air India, alcune centinaia di stranieri hanno potuto lasciare stamattina la zona disastrata. ''Penso che nei prossimi giorni tutti gli stranieri che sono a Leh potranno partire. Diversa e' la situazione di coloro che si trovano in altre vallate e che sono bloccati dalle strade inagibili. A causa dell'interruzione delle linee telefoniche (e' crollato un ripetitore) non e' ancora possibile rintracciare numerosi escursionisti che da soli o in gruppo si trovavano nelle panoramiche vallate intorno a Leh per brevi escursioni o per trekking di alta quota. Al momento della catastrofe, il ''piccolo Tibet'' come e' chiamato il Ladakh era affollato di turisti provenienti da tutto il mondo. Risultano isolati anche un centinaio di turisti coreani. Una fonte militare ha riferito stasera all'agenzia indiana Pti che ''147 stranieri sono intrappolati in diversi posti che sono attualmente inaccessibili''. Di questi, 76 sono bloccati a Pang, sulla strada tra Manali e Leh, 90 nei pressi del monastero di Lamayaru (sulla Kargil-Leh) e i restanti otto
nei dintorni di Leh. Il violento temporale, durato appena un'ora, ha provocato una colata di fango che ha travolto alcuni centri abitati, come quello di Choglamsar, a sud di Leh. Il bilancio del morti e' salito a 145, ma non si hanno notizie di oltre 500 persone. Tra le vittime ci sono anche due escursionisti francesi trovati morti sotto le macerie di un edificio e non si esclude che altri stranieri possano essere morti nel disastro. I feriti sono 400, tra cui sei spagnoli. L'ispettore della polizia Farooq Ahmad ha riferito in serata che ''sono stati identificati 111 corpi''.