venerdì 4 giugno 2010

Freedom House pubblica la lista dei paesi peggiori

"I peggiori tra i peggiori" in materia di diritti umani sono dieci ed includono nove Paesi -tra cui Birmania, Eritrea, Libia - ed un territorio, il Tibet (Cina), secondo l'organizzazione non governativa americana
Freedom House.Il rapporto di Freedom House 'I peggiori dei peggiori: le societa' più repressive del mondò identifica un totale di 17 Paesi e tre territori i cui cittadini vivono in un clima "estremamente oppressivo". Il rapporto misura su una scala da uno a sette il livello dei diritti politici e delle libertà civili e nove Paesi ed un territorio - afferma un comunicato - ottengono il voto più basso nelle due categorie: Birmania, Guinea Equatoriale, Eritrea, Libia, Corea del Nord, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Tibet. Altri otto Paesi e due territori ottengono un punteggio appena superiore (7 per i diritti politci e 6 per le libertà civili): Bielorussia, Ciad, Cina, Cuba, Guinea, Laos, Arabia saudita e Siria. "E scandaloso che tre dei 'Peggiori tra i peggiori' siano tra i membri del Consiglio dei diritti umani (Cina, Cuba e Arabia Saudita) ed un quarto (Libia) sia stato appena eletto, ma lancio un appello ai membri del Consiglio affinché rispettino il loro mandato e agiscano per affrontare gli abusi sistematici di questi paesi", ha detto Paola Schriefer di Freedom House
presentando il rapporto a margine della sessione del Consiglio dei diritti umani in corso a Ginevra. Nella Mappa della libertà 2010 di Freedom House, i Paesi liberi sono 89 (tra cui l'Italia che ottiene il massivo voto: 1 per i diritti politici e 2 per le libertà civili), quelli parzialmente liberi 58 e quelli non liberi 47.

giovedì 3 giugno 2010

Tibet: nuova forte scossa

Un terremoto di magnitudo 5,3 della scala Richter ha scosso poco fa la Cina occidentale. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Il sisma è avvenuto a 7 chilometri di profondità, nel Tibet cinese, nella provincia di Qinghai. Si tratta della stessa che è stata devastata da un forte terremoto di magnitudo 7,1 lo scorso 14 aprile, facendo oltre 2800 vittime. Al momento non si hanno notizie di danni a persone o a cose. La zona è interessata, dopo il terremoto di aprile, da una serie di scosse, alcune molto forti, come quella che ha colpito l'area la settimana scorsa e che era di magnitudo 5,4. Dal 14 aprile al 27 maggio, secondo l'ufficio del controllo dei terremoti, nella stessa zona sono state registrate 1.868 scosse, 15 delle quali sopra il terzo grado della scala Richter.

martedì 1 giugno 2010

Ginevra, manifestazione a favore del Tibet

A Ginevra, circa un centinaio di persone hanno protestato oggi davanti alla sede dell'ONU in favore del rispetto dei diritti umani in Tibet e nello Xinjang. I manifestati si sono riunuti in occasione della sessione del Consiglio dei diritti umani. Ad accompagnarli, oltre a bandiere del Tibet, anche slogan per un dialogo onesto con la Cina.

lunedì 31 maggio 2010

Maoisti nepalesi: in collera con Madhav Kumar Nepal

Il partito maoista nepalese ha annunciato il rischio di una seria crisi se il primo ministro non dimissionerà al più presto, conformemente a quanto detto da lui stesso venerdì sera. Le dimissioni del primo ministro aprirebbero la via per la formazione di un nuovo governo d'unità nazionale
Madhav Kumar Nepal ha accettato di dimissionare, una condizione posta dai maoisti, per poter accettare la il prolungamento del mandato del Parlamento che terminava venerdì scorso e che aveva come mandato quello di redigere la nuova costituzione nel quadro del processo di pace.
Ma l'ufficio del primo ministro ha per ora rifiutato di precisare la data delle dimissioni, mettendo in collera i dirigenti del partito maoista, che affermano che Nepal si è impegnato oralmente di dimissionare in cinque giorni. " Il partito maoista invita il primo ministro a onorare il suo impegno e a creare il clima favorevole ad un consenso" ha detto in un comunicato stampa il porta parola del partito maoista Dinanath Sharma.
Il quitidiano «Janadisha», considerato vicino alle posizioni maoiste ha scritto oggi, lunedì, citando un leader dei maoisti, Mohan Baidya, che il mancato rispetto delle dimissioni da parte del primo ministro causerebbe una grave crisi in Nepal.

India: arrestati due leader maoisti

La polizia del Bengala Occidentale ha arrestato due leader pro maoisti con l'accusa di aver sabotato il
treno Calcutta-Mumbai dove sono morti 141 passeggeri (secondo un nuovo bilancio aggiornato dopo il ritrovamento di 43 corpi tra le lamiere dei vagoni). Lo riferiscono i media indiani. Gli accusati sono a capo del Comitato popolare contro le atrocità della polizia (Pcpa), un gruppo pro maoista attivo nella zona di
Jhargram dove è avvenuto il disastro. Due volantini appartenenti alla stessa sigla erano stati trovati vicini alla luogo dell'attentato. Si tratta di Bapi Mahato e Umakanto Mahato, due nomi noti agli investigatori per aver compiuto altre azioni nell'area. Secondo la polizia i due avrebbero «tenuto una riunione nella notte del 26
maggio in cui avrebbero messo a punto il piano per sabotare i binari».

Nepal: l'Assemblea costituente è stata prorogata

L'Assemblea costituente è stata prorogata per un altro anno dai partiti nepalesi riuniti per una maratona notturna. A quanto riferiscono i media locali, l'emendamento contenente il nuovo mandato è stato approvato con 585 voti a favore e 5 contrari, ben oltre la maggioranza di due terzi prevista nel caso di riforme costituzionali. L'Assemblea costituente, che svolge anche la funzione di parlamento, giungeva a scadenza naturale allo spirare della mezzanotte del 28 maggio, termine entro il quale doveva essere varata la nuova Costituzione. In mancanza di un accordo tra forze al governo e opposizione maoista, il Nepal sarebbe caduto in una sorta di limbo legislativo con ripercussioni sul processo di pace avviato nel 2006. Gli ex ribelli che sono in maggioranza nell'assemblea avevano chiesto la testa del premier Madhav Kumar Nepal in cambio del loro appoggio alla proroga dell'assemblea. Dopo un lungo braccio di ferro e massicce dimostrazioni che hanno bloccato Kathmandu, il primo ministro ha accettato di farsi da parte e di acconsentire la formazione di un governo di un'unità nazionale dove siederanno i maoisti. Nepal si dimetterà nei prossimi giorni. Le condizioni dettate dagli ex ribelli sono contenute in un'intesa in tre punti siglata ieri sera con i partiti della coalizione. Intanto, in un comizio a Kathmandu, i leader del partito maoista hanno presentato una bozza di carta costituzionale. La «Costituzione del popolo» prevede un presidente come capo dell'esecutivo, un parlamento monocamerale e 12 stati federali.