sabato 29 maggio 2010

Ancora un terremoto in Tibet

Un forte scossa di terremoto ha colpito alle 10:30 ora locale (le 3:30 in Svizzera) la città di Gyegu, in Tibet. La notizia è stata diffusa dall'agenzia Nuova Cina. Per il momento non si hanno notizie di vittime o danni.

La scossa, di magnitudo 5.4, ha colpito la zona di Yushu, la stessa colpita ad aprile scorso da un disastroso terremoto di 7.1 gradi sulla scala Richter che ha fatto oltre 2'200 vittime.

Nepal, sì al Governo di unità nazionale

Crisi scongiurata. I principali partiti nepalesi hanno annunciato la proroga per un altro anno dell'Assemblea costituente (che avrebbe dovuto essere sciolta il 28 maggio per scadenza naturale) per permettere il varo di una nuova costituzione.

Oltra a questa importante decisione, sarà sostituito il Governo di Madhav Kumar
Nepal con un esecutivo di unità nazionale. Il premier ha annunciato le sue dimissioni. Dimissioni caldeggiante dall'opposizione maoista.


In base all'accordo, quest'ultima entrerà nel Governo, ma non solo: sarà trovata una sistemazione agli ex guerriglieri, sarà smantellata una struttura paramilitare giovanile e saranno restituite le proprietà confiscate dagli ex ribelli.

venerdì 28 maggio 2010

Incidente ferroviario: sono i maoisti?

Una nuova catastrofe ferroviaria, su cui incombe l'ombra della guerriglia maoista, ha insanguinato oggi l'India: un treno passeggeri è deragliato nello Stato orientale di West Bengala proprio nel momento in cui in senso contrario 

sopraggiungeva un convoglio merci. Il bilancio è stato fissato dalla polizia a almeno 80 morti e 200 feriti. L'urto, in piena notte, e presumibilmente mentre i viaggiatori dormivano, ha avuto un carattere violentissimo e cinque delle 
carrozze sono state colpite in pieno dal merci, fattore che ha fatto schizzare in alto il numero delle vittime. Le

perizie dei tecnici sembrano aver dimostrato che sconosciuti avevano rimosso una porzione di binario, creando con un sabotaggio i presupposti del deragliamento; ma il ministro delle ferrovie, Mamata Banerjee, ha continuato a sostenere la tesi dell'attentato. Basandosi, ha chiarito, sulle dichiarazioni di un macchinista che ha detto di aver ascoltato un «sordo boato» subito prima dell'incidente e sul presunto ritrovamento accanto ai binari di un certo quantitativo di gelatina. La catastrofe, ha dichiarato l'ispettore generale della polizia del West Bengala, Surajit Kar 

Purakayastha, «è costata la vita ad almeno 80 persone», mentre altre 200 sono rimaste ferite. Le tv «all news» indiane hanno riproposto prestissimo le immagini della tragedia e la disperazione dei sopravvissuti che hanno svelato che i primi soccorsi sono arrivati soltanto alle 5.30 del mattino, ossia quattro ore dopo il deragliamento, mentre molte decine di persone soffrivano intrappolate fra le lamiere. I media subito, poi anche le autorità hanno addossato alla guerriglia maoista la responsabilità dell'accaduto, e ad un certo punto la polizia locale ha reso noto che vicino alla zona del disastro nel distretto di West Midnapore erano stati trovati volantini del Comitato popolare contro le atrocità della polizia (Pcpa). Di una organizzazione sociale, cioè, nata a metà del 2008 e ispirata a quanto risulta proprio dal Partito comunista indiano (Cpi-M) di tendenza maoista che aveva indetto in questi giorni una «Black Week» (una «Settimana Nera») di protesta antigovernativa. Ma in una telefonata all'agenzia di stampa indiana Pti, il portavoce del Pcpa, Asit Mahato, ha categoricamente smentito qualsiasi coinvolgimento, assicurando che «non siamo coinvolti in 
alcun modo. Questa non è una nostra operazione». Nato oltre 40 anni fa, il movimento maoista indiano (conosciuto 
anche come naxalita) è cresciuto grazie alle forti contraddizioni sociali indiane, ed oggi ha una visibile presenza in numerosi stati del nord-est, est e centro del paese, rappresentando un serio problema di sicurezza per il governo.

India: incidente ferroviario, per le autorità c'è la mano dei maoisti

Dietro l'incidente ferroviario che ha causato la notte scorsa 65 morti e 200 feriti nello Stato indiano del West Bengala c'è quasi certamente la mano della guerriglia maoista, molto forte nella zona. Lo ha sostenuto il capo del governo locale, Buddhadeb Bhattacharjee. Parlando ai giornalisti il responsabile, soprannominato anche il
'Buddha Rosso' per la sua appartenenza al Partito comunista indiano, ha detto che «evidentemente sospettiamo la mano dei maoisti dietro il sabotaggio». Stessa ipotesi è anche stata formulata dal capo della polizia del West Bengala, Bhupinder Singh, per il quale «questo lavoro è stato fatto dai maoisti». Da tempo all'offensiva in una decina di Stati indiani dell'est e del centro i maoisti, conosciuti anche come naxaliti, utilizzano spesso i sabotaggi dei binari ferroviari come metodo di lotta. Ad aggravare il dramma del sabotaggio della notte scorsa nel  distretto di West Midnapore vi è stato il fatto che al momento del derragliamento del treno passeggeri, in senso contrario transitava un convoglio merci. Dall'urto, ha indicato la polizia, si è avuto il maggior numero di vittime.

Nepal: l'ONU è preoccupato

Le Nazioni Unite sono "seriamente" preoccupate per lo stallo politico in Nepal che potrebbe far deragliare il processo di pace con i maoisti.  Stasera alla mezzanotte scade il mandato dell'Assemblea costituente e se i partiti non voteranno la sua estensione, il paese entra di fatto in un limbo legislativo. In un comunicato dal Palazzo di vetro, il segretario generale Ban Ki-moon ha rivolto un appello ai gruppi politici perché "ritrovino la loro unità" in modo da "salvare l'Assemblea ostituente e il processo di pace ponendo al primo posto l'interesse nazionale". Finora sono falliti tutti i tentativi di trovare un compromesso per evitare lo scioglimento. In una riunione, stamattina, i due principali partiti di governo, i comunisti del Cpn-Ulm e il Congresso nepalese, hanno lanciato un ultimo richiamo agli ex ribelli maoisti che rappresentano la principale forza nell'assemblea costituente creata nel 2008 e incaricata di scrivere una nuova carta costituzionale entro il 28 maggio 2010. Il partito maoista all'opposizione, guidato da Pushpa Kamal Dahal, l'ex capo ribelle conosciuto come Prachanda, rimane però fermo sulla sua posizione. I maoisti chiedono le dimissioni del premier Madhav Kumar Nepal come condizione per estendere il mandato dell'assemblea.

mercoledì 26 maggio 2010

I fondamentalisti indù sono contro la trasformazione del Nepal

I fondamentalisti indù sono contro la trasformazione del Nepal in uno Stato secolare e lanciano una campagna per il ritorno della monarchia nel Paese, al momento retto da un governo di coalizione tenuto sotto scacco dai maoisti. È quanto emerge dalla conferenza dei nepalesi di religione indù residenti in India, in questi giorni a Mumbai. All’evento dal titolo “Nepal Hindu State Unity Campaign”, hanno partecipato i delegati di 64 Paesi, tra cui Usa, Giappone e Gran Bretagna. L’incontro è stato organizzato dai fondamentalisti del Shiva Sena e dalla World Hindu Federation. Intanto, il 28 maggio prossimo il governo dovrà consegnare la nuova costituzione democratica, pena il rischio di destabilizzazione del Paese e la sollevazione dei maoisti.
Kamal Thapa leader del partito monarchico Rastrya Parjatra Party-Nepal, ha affermato: “I partiti politici non hanno il diritto di dichiarare il Nepal un Stato secolare. L’80% dei nepalesi sono di religione indù e si dovrebbe fare un referendum prima di prendere questa decisione”. “Per combattere il secolarismo – aggiunge – abbiamo cercato di creare un’alleanza che lavori a livello globale. Quando dichiareremo che il Nepal è un Paese secolare, perderemo la nostra identità a livello mondiale”.
Di diverso parere è Mashuriddhin Asari, musulmano responsabile della Muslim Civil Society, che afferma: “Attraverso le loro attività, i fondamentalisti indù stanno cercando di catapultare il Paese nel caos religioso e nella violenza”. “Le persone di religioni differenti – aggiunge – perderanno la libertà religiosa e prevarranno i conflitti tra le varie comunità”. Secondo Asari il Paese è già stato dichiarato secolare nel 2006 con la caduta della monarchia e non si dovrebbero fare dei passi indietro su questo aspetto.

L'ex re del Nepal si lamenta


Solo pochi anni fa era venerato come un'incarnazione divina il re destituito del Nepal Gyanendra. Ora è confinato in una piccola casa fuori Kathmandu dal 2008 anno in cui fu proclamata la Repubblica. E come tutti i suoi connazionali  l'ex re vive i problemi del suo paese. In una intervista televisiva ha dichiarato che nella sua casa la corrente elettrica spesso viene a mancare per dodici ore e i disagi sono parecchi. Si è  appellato pure al Governo affinché tenga in considerazione il suo disagio: e pensare che i Nepalesi vivono da sempre questi disagi e proprio il re fu quello che di più ha accentuato le diversità nel paese.
Dopo 239 anni di monarchia il governo repubblicano ha requisito diversi palazzi di proprietà del re e della sua famiglia. Figlio secondogenito del re Mahendra e della regina Indra, Gyanedra è anche il fratello minore del defunto Birendra, il sovrano assassinato nel 2001. Durante l'esilio in India del nonno Tribhuvan e del resto della famiglia per ragioni politiche, Gyanendra è stato dichiarato re all'età di soli tre anni nel novembre 1950 pur non essendo riconosciuto tale dalla Comunità internazionale. Nel gennaio 1951 Tribhuvan è stato riconfermato nella sua carica, con la conseguente deposizione di Gyanendra. Il 1º giugno 2001, durante una congiura di palazzo, sono stati assassinati il re Birendra, la regina Aishwarya ed altri numerosi parenti ad opera, secondo le cronache ufficiali, del loro primogenito Dipendra. Gyanendra non era presente, mentre la moglie Komal ed il figlio Paras sono stati tra le poche personalità della famiglia reale uscite quasi illese dal massacro. In seguito alla morte di Dipendra, avvenuta dopo un'agonia di tre giorni per un tentativo di suicidio, Gyanendra è risultato il primo nella linea di successione dinastica, ed è stato insediato il 4 giugno 2001 durante una cerimonia sobria, dato il clima di lutto. Nel febbraio 2005 re Gyanendra ha sciolto il governo ed esercitato il potere esecutivo fino all'aprile 2006, quando il movimento democratico lo ha costretto a concedere il ritorno alla democrazia multipartitica. Con l'entrata in vigore della Costituzione provvisoria del Nepal (2007) la figura del monarca è stata svuotata sia del potere politico che di quello militare e religioso, per cui le funzioni del capo dello Stato sono state provvisoriamente esercitate fino al 2008 dal Primo ministro in attesa delle elezioni per l'Assemblea Costituente nepalese.

martedì 25 maggio 2010

Cina: allo studio la diga più grande del mondo in Tibet

Aziende energetiche cinesi stanno studiando la possibilità di costruire una mega diga sul fiumeBrahmaputra in Tibet, che diverrebbe la più grande del mondo. Lo scrive il quotidiano britannico Guardian. Sul sito di Hydro China, una azienda pubblica che costruisce dighe, appare il progetto di una mega centrale idroelettrica da
38 gigawatt su un'ansa del Brahmaputra, nella località di Mutuo. Lo sbarramento, in una zona montuosa dell'Himalaya, sarebbe più grande della Diga cinese delle Tre Gole (oggi la maggiore del mondo) e fornirebbe una quantità di elettricità pari a metà di quella dell'intera rete elettrica britannica.
Il vicesegretario generale della Società cinese per l'energia idroelettrica, Zhang Boting, ha confermato che sono state condotte ricerche sull'argomento, ma che non è stato ancora preparato un progetto. "Questa diga farebbe risparmiare 200 mila tonnellate di anidride carbonica ogni anno - ha commentato Zhang. -. Non dovremmo sprecare l'opportunità di un grande progetto di riduzione delle emissioni". Duecentomila tonnellate
di CO2 secondo il Guardian sono pari a oltre un terzo delle emissioni della Gran Bretagna.
Secondo uno studioso tibetano di politiche ambientali, Tashi Tsering, la diga sul Brahmaputra, sulle montagne dell'Himalaya, sarà la prossima frontiera degli sforzi cinesi per aumentare la produzione di energia. Le difficoltà per il progetto però sono numerose. Ci sono quelle tecniche, legate al terreno impervio, che però possono essere superate. E poi ci sono quelle ambientali e politiche. Gli ecologisti temono che il nuovo mega-bacino possa sconvolgere l'ecosistema dell'altopiano. I tibetani considerano la zona sacra, mentre India e Bangladesh, dove il fiume finisce, temono che i cinesi possano usare gli sbarramenti per deviare acqua
verso le loro regioni aride.

Diga in Tibet: l'India è preoccupata

Qualunque progetto che dovesse portare ad un'importante deviazione di acque del fiume Tsangpo-Brahmaputra in Cina non sarebbe ben visto dall'India che si opporrebbe ad esso in tutti i modi possibili.
È questo l'umore che circolava oggi a livello governativo a New Delhi dopo che la stampa britannica ha rivelato gli sforzi dei lobbisti cinesi per trasferire dalle carte alla realtà la costruzione a Motuo, in Tibet, della più grande diga idroelettrica del mondo capace di produrre fino a 38 gigawatt, la metà della potenza utilizzata in Gran Bretagna. In assenza di posizioni ufficiali di Pechino, nessun portavoce governativo indiano ha commentato le notizie di stampa, ma il tema della possibile costruzione di dighe cinesi sul Brahmaputra in Tibet - qui il fiume si chiama Yarlung Tsangpo - era stato evocato dal ministro dell'ambiente indiano Jairam Ramesh durante un recente viaggio a Pechino. «Dai punti di vista politico ed ecologico - rispose il ministro ad una domanda - qualsiasi deviazione di acque sarebbe assolutamente inaccettabile». Alcuni giorni fa anche il ministro degli esteri indiano, S.M. Krishna, durante un'ora delle domande al Senato, ha rivelato che durante una visita in Cina il governo aveva evocato un progetto che interessava il Brahmaputra, riguardante non la mega-diga di Motuo ma un complesso di cinque sbarramenti di cui il primo a Zangmu, capace di generare 540 megawatt. «Il ministro degli esteri cinese - ha detto Krishna - mi ha assicurato che in questo progetto non vi saranno laghi artificiali né impatto per le regioni a valle». Va detto che Cina e India non hanno stipulato accordi sull'uso delle acque dei fiumi che attraversano i territori dei due paesi. Tuttavia, in un recente incontro di esperti di questioni idrologiche svoltosi ad aprile a New Delhi, è stata presa la decisione ufficiale di condividere informazioni sui fiumi Sutlej e lo stesso Brahmaputra.

Diga in Tibet: wwf, c'è rischio estinzione specie

Rischio di estinzione per specie animali vulnerabili, controllo del flusso e della frequenza dell'acqua e dell'economia agricola. Queste, secondo Massimiliano Rocco, responsabile del programma Traffic del Wwf
Italia, le conseguenze della costruzione della mega-diga in Tibet lungo il fiume Brahmaputra."Il controllo del flusso e della frequenza dell'acqua - spiega Rocco - darebbero in mano l'economia agricola dell'area", mentre la possibilità di una costruzione di una mega-diga potrebbe comportare "il rischio di estinzione di alcune specie". Inoltre, in zone come quelle ci sarebbe una ricaduta "per lo spostamento dei villaggi, delle comunità e
insieme della fauna". Una cosa del genere, conclude Rocco, "potrebbe davvero essere sinonimo di vero potere politico".

lunedì 24 maggio 2010

Tibet: cinesi vietano suonerie dei cellulari con canzoni popolari

Le autorità cinesi in Tibet hanno messo al bando le suonerie dei cellulari che riproduconopopolari canzoni tibetane. E' quanto si apprende dall'ufficio del Dalai Lama a New Delhi. "Agli studenti e gli insegnanti di una scuola superiore vicino alla città tibetana di Shigatse è stato ordinato di cancellare dai loro telefonini alcune canzoni popolari perché considerate "nocive" dai funzionari locali" si legge in un comunicato diffuso dall'addetta stampa Tsering Tsomo. La lista delle suonerie vietate contiene 27 motivi famosi in lingua tibetana. In un messaggio pubblicato lo scorso mese sul website della scuola, le autorità ordinavano la rimozione delle
canzoni in formato audio o video da cellulari e I-pod. Secondo il comunicato, Pechino ha anche vietato ai negozi di fotocopie di Lhasa di riprodurre materiale scritto in tibetano.

Cina-Stati Uniti: Hu Jintao, no a interferenze straniere

No alle interferenze straniere su questioni cinesi. E' quanto ha chiesto il presidente Hu Jintao agli americani durante il suo saluto all'apertura del forum sino-americano. "La sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale - ha detto Hu dinanzi al segretario di Stato americano Hillary Clinton e ad altri esponenti dell'amministrazione americana - sono i diritti fondamentali riconosciuti dalle norme che governano le relazioni internazionali. Per il popolo cinese, nulla è più importane che la salvaguardia della sovranità nazionale e dell'integrità territoriale". Pur se non chiaramente espresso, il riferimento del presidente cinese, anche se con frasi spesso usate in discorsi ufficiali, è alla politica americana nei confronti di Tibet e Taiwan, che nei mesi scorsi hanno provocato non pochi  problemi alle relazioni tra i due Paesi. Gli Usa stavano per vendere armi a Taiwan, l'isola autonoma che la Cina considera secessionista e propria; inoltre, contro il volere di Pechino,
il presidente americano Barack Obama ha ricevuto nella Casa Bianca il Dalai Lama. "Io credo - ha concluso questo passaggio Hu - che non sia difficile per il popolo americano, che è passato attraverso la guerra civile nella sua storia, comprendere quanto importante e di valore sia l'unità di una nazione".

domenica 23 maggio 2010

Dalai Lama supera la censura via Twitter

Interessante articolo di Marco del Corona apparso sul Corriere della Sera

http://www.corriere.it/esteri/10_maggio_22/il_dalai_lama_parla_ai_cinesi_via_twitter_marco_del_corona_de64b606-6582-11df-89b0-00144f02aabe.shtml

Nepal, bomba esplode a Kathamdu

Mentre tutti i media sono impegnati a riportare la notizia del 13enne statunitense che ha scalato l'Everest, ieri in Nepal, una bomba è esplosa davanti alla sede dell'Assemblea costituente nepalese a Kathmandu senza causare vittime. La deflagrazione è avvenuta a 2 giorni dalla data fissata (24 maggio) per la conclusione dei lavori di scrittura di una nuova Costituzione, quando le forze politiche ammettono di non poter trovare un compromesso che eviti un fallimento completo del progetto.

L'esplosione, riferiscono i media nepalesi, ha creato panico facendo scattare l'intervento delle forze di sicurezza che hanno trovato sul posto volantini di un gruppo poco conosciuto, il Dynamic Youth Forum Nepal.Fonti della polizia hanno indicato che gli artificieri hanno dovuto disinnescare sul posto un secondo ordigno.