sabato 15 maggio 2010

Tibetani...tutto grazie ai geni!


I tibetani hanno un corpo da «Superman» e il motivo è nascosto nei loro geni: infatti ne sono stati scoperti 10 che spiegano come fanno i tibetani a resistere alle asprezze dell'alta quota là dove tutti noi ci ammaleremmo.

Secondo quanto riferito sulla rivista Science, la ricerca, diretta da Lynn Jorde della University of Utah, spiega che grazie a questi geni i tibetani riescono a respirare ed ossigenarsi in quei luoghi impervi dove l'altitudine mozza il fiato perché la concentrazione di ossigeno è bassa.

Già alcuni anni fa grazie a uno studio italiano condotto da Paolo Cerretelli dell'Istituto di Tecnologie biomediche del CNR di Milano era emerso che i tibetani, rispetto a noi, producono una quantità 4 volte superiore dell'enzima glutatione trasferasi, grazie al quale riescono a proteggere i propri muscoli. Questi infatti resistono anche ad altitudini che sfiorano i 5000 metri perdendo solo l'8% della loro potenza, mentre noi a quelle altezze perdiamo il 35-40% della potenza muscolare.

Ma ad alta quota non sono solo i muscoli a perdere potenza: tutto il corpo risente della carenza d'ossigeno e tende a produrre più globuli rossi per compensare questa carenza. Ma troppi globuli rossi fanno male e anche cervello e polmoni risentono gravemente di queste condizioni ostili. Eppure i tibetani sono immuni da ogni problema, perché?

La risposta arriva dai ricercatori americani che, insieme a colleghi cinesi, hanno studiato il DNA di 75 tibetani che vivono a circa 4600 metri dal livello del mare. Hanno trovato 10 geni importanti per la respirazione in carenza d'ossigeno. Probabilmente due di essi sono coinvolti nella sintesi di un'emoglobina «speciale»
più efficace a catturare ossigeno e a trasferirlo al corpo. Adattati al loro ambiente dopo una lunga selezione, i tibetani hanno un corpo super che suggerirà la cura di malattie anche gravi del sangue e respiratorie.

venerdì 14 maggio 2010

Stati Uniti-Cina: riprende il dialogo sui diritti umani

Stati Uniti e Cina hanno ripreso ieri, giovedì, il loro dialogo sui diritti umani dopo una pausa di due anni segnati da dispute sulle questioni del Tibet, Taiwan, libertà su internet e il valore della valuta cinese.
Il Dipartimento di Stato americano ha reso noto che nei due giorni di incontri a porte chiuse a Washington verranno affrontati fra l'altro temi come i diritti religiosi, lo stato di diritto e la libertà su internet, una questione che ha spinto la statunitense Google Inc., il colosso tra i motori di ricerca sul web, a lasciare il mercato cinese per un attrito con Pechino. Il dialogo sui diritti umani in Cina era già stato sospeso tra il 2002 ed il 2008 e Washington si aspetta che ora riguardi anche i numerosi casi di avvocati e attivisti cinesi incarcerati o messi
sotto pressione dalle autorità del Paese.

Nepal: l'ONU rimane fino a settembre

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rinnovato ieri sera il mandato della Missione delle Nazioni Unite in Nepal (Unmin) fino al 15 settembre 2010. Lo riferiscono oggi i media a Kathmandu. Nella risoluzione approvata, in linea con le richieste del governo nepalese, il Consiglio raccomanda tuttavia l'avvio di misure per permettere il ritiro della missione alla sua nuova data di scadenza. Il massimo organismo dell'Onu chiede inoltre a tutte le parti in causa, al governo e al principale partito di opposizione (Ucpn, maoisti), di accelerare i progressi nel processo di pace, cercando di esaminare in particolare la questione delle armi e dell'integrazione nella società degli ex combattenti maoisti, attualmente raggruppati in speciali accampamenti sotto sorveglianza delle Nazioni Unite.Il 5 maggio il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon aveva presentato al Consiglio un rapporto sulla situazione nepalese, in cui si sottolineavano gli scarsi progressi compiuti nel processo di pace e nella redazione di una nuova Costituzione entro la data concordata del 28 maggio.

mercoledì 12 maggio 2010

Nepal: la costituzione non ci sarà per la data di scadenza

E' ormai praticamente certo: il testo della nuova Costituzione del Nepal non potrà essere definito entro la data del 28 maggio 2010 fissata per la fine dei lavori della Costituente. Lo ha annunciato il premier nepalese Madhav Kumar Nepal. Dopo l'annuncio, Nepal è stato ricevuto dal presidente della repubblica Ram Baran Yadav a cui ha illustrato l'ipotesi di trovare un meccanismo per estendere i lavori della Assemblea costituente. Da mesi la vita politica nepalese è praticamente paralizzata e il governo di Nepal, appoggiato da una quindicina di formazioni politiche, è sottoposto alla pressione del Partito comunista del Nepal (Ucpn, maoista) che è il più importante del Paese e che attualmente è all'opposizione. Uno sciopero, organizzato dall'Ucpn fra l'1 e il 7 maggio, ha praticamente bloccato ogni attività nel Paese. Attualmente il suo leader ed ex premier, Pushpa Kamal Dahal, conosciuto da tutti come Prachanda, ha proposto un governo di unità nazionale da lui presieduto per portare a termine i lavori della Costituente.

martedì 11 maggio 2010

Everest: trovato corpo dell'alpinista valmaggese Gianni Goltz morto nel 2008

Durante una spedizione per liberare la regione della vetta dell'Everest da rifiuti e detriti, degli sherpa hanno trovato il corpo dell'alpinista Gianni Goltz. Il valmaggese era deceduto sul tetto del mondo per sfinimento durante una spedizione senza ossigeno nel 2008, in cui accompagnava una squadra della televisione svizzero tedesca SF per girare un documentario.

lunedì 10 maggio 2010

Nepal in bilico

Dopo sei giorni, lo sciopero è finito per “the difficulty caused to the ordinary people, and also in view of the conspiracy hatched by this government to instigate violence” hanno dichiarato i leader maoisti. La rivolta anti-governo non è scoppiata, anzi la gente ha iniziato a randellare i quadri maoisti e gli hard-liner del partito hanno dovuto parzialmente ritirarsi.

I maoisti non hanno retto al progressivo scontento (a qualche scontro come a Patan sabato e in altre parti del paese) della gente che vuole vivere e lavorare. La situazione stava, come ovvio, peggiorando ma, per fortuna e saggiamente, il governo (forze armate) è rimasto fermo. I maoisti escono parzialmente sconfitti dalla prova di forza e continueranno, con manifestazioni di massa, a premere sul governo, la tensione permane alta, riprenderanno le trattative ed è mia opinione che giungeranno a qualche risultato pasticciato con le dimissioni del frastornato Primo Ministro.

Il paese è stremato e non ci sono segnali di stabilità, con qualsiasi soluzione. Anche i cinesi se ne sono accorti e, evento raro, hanno rilasciato (portavoce ministero degli esteri Jiyang Yu) una breve dichiarazione sul progressivo deterioramento della situazione. Ipotesi: vogliono, lentamente, inserirsi in un’area considerata di sostanziale influenza indiana. Le loro preoccupazioni sono rivolte al Tibet (Nepal come centro di destabilizzazione e agli investimenti che stanno facendo a Kathmandu) ma anche a cercare di ritagliarsi un ruolo nella gestione internazionale della crisi e rischio default del Nepal.

A Kathmandu la gente se ne impippa. Il problema più grave sta diventando quello dell’ordine pubblico che scatena ira e violenze come nei pressi di Patan dove due giovani sono stati accusati, malmenati e protetti dalla polizia perché accusati di aver rapito due bambini. Rapimenti random (si porta via il bambino e si chiede un riscatto in giornata) che sono diventati endemici nella capitale. La mancanza di sicurezza e legalità (governo e polizia collassati da anni) ha inghiottito gran parte del Terai e le aree metropolitane. Bande d’indiani salgono da sud, disperati nepalesi che non riescono a migrare, ex-combattenti maoisti marginalizzati, giovani senza speranze sono la manovalanza di mafie nazionali ed internazionali.

Eppure il Nepal era, fino a una quindicina di anni fa, un paese tranquillo, sorridente, pacifico. Ogni tanto, il sabato sera, scoppiava qualche rissone fra ubriachi, qualche giramento di Kukri (il coltellone nepalese) per gelosia o prestiti non resi. La violenza e la criminalità era tutta qui. Il conflitto ha rotto tutto, specie: patti sociali, culturali, religiosi. Una tristezza.

Infine, organizzare scioperi e manifestazioni, tenere operativi attivisti, spostare gente in bus costa un mare di soldi e, dunque, ecco riprendere in grande stile le richieste di “donazioni” da parte di maoisti, un colpo ulteriore a chi cerca d’investire e lavorare in Nepal. Per concludere ho letto un editoriale del direttore di Repubblica (giornale nepalese) di grande ottimismo. In sintesi scrive: i maoisti, bloccando lo sciopero, hanno dimostrato di essere diventati un partito democratico forced by the people to retreat, the Maoists will find it hard in future to think of uprising as an option for getting into power. I partiti di governo devono tenerne conto: è un cambiamento decisivo. Speriamo e teniamo conto che i maoisti rappresentano pur sempre il 35% degli elettori.

Parafrasando Einstein: La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. In Nepal hanno messo insieme la teoria e la pratica: non c’è niente che funzioni… e nessuno sa il perché.

(articolo pubblicato da Agoravox Italia)

domenica 9 maggio 2010

Nepal: scontri a Khatmandu

Continua a restare alta la tensione a Kathmandu. Una decina di dimostranti maoisti e tre poliziotti sono stati feriti in scontri avvenuti nell'area di Maitighar. Secondo quanto riferiscono i media nepalesi, la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni per disperdere la folla di manifestanti. Nonostante la sospensione dello sciopero ad oltranza indetto il primo maggio scorso, migliaia di maoisti presidiano ancora la capitale nepalese. Il partito comunista del Nepal (Ucpn, Maoista), guidato dal capo degli ex ribelli Prachanda, chiede le dimissioni del governo e la sua sostituzione con una coalizione di unità nazionale per gestire il processo di pace e varare la nuova costituzione




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Nepal: ultimatum dei maoisti al governo

 Il capo dell'opposizione maoista nepalese, Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda, ha lanciato un ultimatum al governo dopo la sospensione dello sciopero generale a oltranza iniziato il primo maggio scorso. Secondo quanto riportano i media locali, il presidente del partito comunista del Nepal (Ucpn, Maoista) ha dato due giorni di tempo ai partiti della coalizione di maggioranza perché accolgano le sue richieste. L'opposizione chiede le dimissioni del governo di Madhav Kumar Nepal, accusato di ritardare il processo di pace e il varo della nuova costituzione previsto entro il 28 maggio.Parlando a un comizio a Kathmandu, Prachanda ha precisato che la mobilitazione «é stata sospesa solo temporaneamente» in attesa di una risposta delle forze politiche. Per sei giorni, migliaia di maoisti hanno presidiato strade e piazze della città bloccando ogni attività economica.Da stamattina Kathmandu è ritornata alla normalità grazie alla ripresa dei trasporti pubblici e alla riapertura di uffici, scuole e mercati. La sospensione dello sciopero era stato annunciatavenerdì sera dai maoisti sotto pressione della comunità internazionale e anche di una marcia di protesta di albergatori, commercianti e cittadini vittime dei disagi provocati dalla serrata.