venerdì 26 novembre 2010

Ritiro del Dalai Lama molto più lungo

Il ritiro del Dalai Lama dalla vita pubblica sarà molto più lungo di quanto previsto dalla stesso leader spirituale dei tibetani in una recente intervista televisiva in cui  ipotizzava di andare in «pensione» tra sei mesi.
Secondo l'agenzia di stampa Ians, che cita fonti del governo  tibetano in esilio di Dharamsala, in India,»ci vorrà almeno un anno» e dipenderà dalle decisioni del parlamento che «non si riunirà prima del marzo 2011».
Le dichiarazioni del Dalai Lama al canale televisivo privato indiano CNN-IBN su un suo «pensionamento» anticipato, «hanno destato molta preoccupazione tra i tibetani», secondo la fonte. Nonostante il capo religioso aveva più volte espresso il desiderio di ritirarsi alla vita monastica, la sua successione rappresenta ancora un'incognita. Si teme che la sua scomparsa possa lasciare un vuoto di potere e compromettere quindi la lotta per la causa tibetana. I prossimi mesi sono cruciali. Il 20 marzo si terranno le elezioni da cui emergerà un nuovo governo. L'attuale primo ministro, Samdhong Rinpoche, che il Dalai Lama spesso definisce scherzosamente come il suo «superiore», non può più presentarsi perché la Costituzione tibetana impedisce un terzo mandato. Secondo Ians, il principale candidato scelto nelle «primarie» ottobre, è Lobsang Sangey, laureato in legge alla prestigiosa università di Harvard.

martedì 23 novembre 2010

Attivista tibetano condannato a morte da Cina

Un giovane attivista tibetano è stato condannato a morte da un tribunale cinese, con sospensione di due anni della condanna. Lo rivela il Governo tibetano in esilio e diverse organizzazione non governative che si occupano dei diritti civili.

Sonam Tsering, questo il nome del ragazzo, è originario della contea di Derge Palyul nella regione tibetana del Kham. Il giovane è stato condannato per aver preso parte, fra i leader, alle proteste di Lhasa nel marzo del 2008, in occasione del giro della fiaccola olimpica. Sonam è stato arrestato subito dopo i fatti di Lhasa, per i quali era stata messa anche una taglia sulla sua testa, ma era evaso, per poi essere riarrestato nell'ottobre del 2009.

Al momento non si hanno più notizie di lui, non si sa dove sia detenuto e quali siano le sue condizioni di salute. Come Sonam, la corte ha condannato a diverse pene altri sette tibetani impegnati nelle manifestazioni di Lhasa, che l'hanno aiutato nella sua fuga. Da quel momento, dal 10 marzo del 2008, migliaia di tibetani sono scesi in strada per protestare contro le repressioni del governo di Pechino e per chiedere il ritorno in patria del Dalai Lama.

Secondo alcune stime non definitive, durante gli scontri di quei giorni sono morti 227 tibetani, per lo più per gli spari indiscriminati da parte dell'esercito (come denunciano le ONG), più di 6'800 sono stati arrestati e 510 condannati. A sette di questi ultimi è stata comminata la pena di morte e due condanne sono state già eseguite. I condannati sono tutti giovani di meno di 30 anni.

domenica 21 novembre 2010

Dalai Lama, vorrei ritirarmi e tornare in Tibet

Il Dalai Lama, 76 anni, ha affermato nel corso di un'intervista alla TV indiana CNN-IBN che vorrebbe presto ritirarsi a vita privata e lasciare la carica di capo spirituale tibetano buddista. Una decisione questa dettata dal suo desiderio di poter ritornare nella sua patria, in Tibet. In esilio in India da oltre 40 anni, Kundun attende una presa di posizione del suo Parlamento e dei dirigenti politici anch'essi in esilio.

Qui di seguito l'articolo apparso su La Repubblica: