martedì 23 novembre 2010

Attivista tibetano condannato a morte da Cina

Un giovane attivista tibetano è stato condannato a morte da un tribunale cinese, con sospensione di due anni della condanna. Lo rivela il Governo tibetano in esilio e diverse organizzazione non governative che si occupano dei diritti civili.

Sonam Tsering, questo il nome del ragazzo, è originario della contea di Derge Palyul nella regione tibetana del Kham. Il giovane è stato condannato per aver preso parte, fra i leader, alle proteste di Lhasa nel marzo del 2008, in occasione del giro della fiaccola olimpica. Sonam è stato arrestato subito dopo i fatti di Lhasa, per i quali era stata messa anche una taglia sulla sua testa, ma era evaso, per poi essere riarrestato nell'ottobre del 2009.

Al momento non si hanno più notizie di lui, non si sa dove sia detenuto e quali siano le sue condizioni di salute. Come Sonam, la corte ha condannato a diverse pene altri sette tibetani impegnati nelle manifestazioni di Lhasa, che l'hanno aiutato nella sua fuga. Da quel momento, dal 10 marzo del 2008, migliaia di tibetani sono scesi in strada per protestare contro le repressioni del governo di Pechino e per chiedere il ritorno in patria del Dalai Lama.

Secondo alcune stime non definitive, durante gli scontri di quei giorni sono morti 227 tibetani, per lo più per gli spari indiscriminati da parte dell'esercito (come denunciano le ONG), più di 6'800 sono stati arrestati e 510 condannati. A sette di questi ultimi è stata comminata la pena di morte e due condanne sono state già eseguite. I condannati sono tutti giovani di meno di 30 anni.

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