venerdì 4 marzo 2011

Condannato monaco bhutanese

- Un monaco del Bhutan, arrestato oltre un mese fa per possesso illegale di un importante quantitativo di gomme da masticare al tabacco, e' stato condannato a tre anni di carcere da un tribunale di Thimphu. Lo scrive oggi il quotidiano locale Kuensel. Sonam Tshering, 23 anni, e' stato bloccato il 24 gennaio scorso ad un posto di frontiera mentre rientrava a piedi dall'India e trovato in possesso del prodotto, in violazione della Legge per il controllo del tabacco approvata nel 2010, che prevede durissime pene per i trasgressori. Dopo aver preso conoscenza della sentenza, la prima dall'adozione della nuova legge, il giovane monaco, trattenendo a stento le lacrime, ha detto che ''se avessi saputo della sua esistenza, non l'avrei certo trasgredita. Dovevo essere punito, ma non in modo cosi' pesante''. Durante l'interrogatorio, Tshering ha sostenuto di non essere stato a conoscenza di una legislazione riguardante l'uso del tabacco e che comunque le gomme da masticare erano per il suo consumo personale di un anno. Pur avendo indicato la persona che gli ha venduto il prodotto sequestrato, il giudice gli ha inflitto tre anni di prigione, che sarebbero stati inferiori se fosse stato possibile catturare il fornitore. Nel 2005, nello spirito del suo piano denominato Prodotto nazionale della felicita' (Gnh) (indice alternativo al piu' tradizionale Prodotto interno lordo, Pil), il governo bhutanese ha proibito la vendita di tabacco, ponendo rigide regole per i fumatori e stabilendo forti tasse per l'importazione di tabacco dall'estero. La Legge per il controllo del tabacco e' stata considerata troppo ''draconiana'' dal leader dell'opposizione in Parlamento, Tshering Tobgay. Per lui, ''l'obiettivo che si pone la legge e' molto buono, ma essa impone pene esagerate per quanti violano le sue disposizioni, e questo a mio avviso non e' in linea con i principi del nostro Prodotto nazionale di felicita'''

"Pulizie primaverili" sull'Everest

Un gruppo di sherpa nepalesi hanno annunciato che sono in corso preparativi per una campagna di pulizia dell'Everest, che con i suoi 8.848 metri, è la montagna più alta del mondo. Lo scrive oggi il quotidiano E-Kantipur.

Nel corso di una conferenza stampa a Charikot, nel nord-est del Nepal, gli sherpa Pemba Dorge e Pemba Chhri, ambasciatori di buona volontà del governo, hanno precisato che la missione verrà
realizzata nell'ambito del programma denominato Anno del Turismo del Nepal (Nyt) 2011.


"Lavoreremo sull'Everest per due mesi - ha detto Pemba Dorge -per raccogliere con l'aiuto di altri sherpa la grande quantità di spazzatura lasciata là dagli scalatori e alla fine porteremo a
Kathmandu il risultato della nostra raccolta per stigmatizzare i cattivi comportamenti di chi affronta la scalata di questa montagna".


Durante la conferenza stampa gli sherpa Migmagyaljen e Phurwatenji hanno annunciato il loro progetto di realizzare durante la campagna un nuovo record di permanenza in vetta per 24 ore
(l'attuale primato è di 21).


Da parte sua Pemba Dorge ha rivelato di volere tentare quest'anno la scalata dell'Everest e del Lhotse (quarta vetta del mondo di 8.516 metri) con un intervallo di sole 24 ore.

giovedì 3 marzo 2011

E' donna il nuovo segretario dell'Associazione sud-asiatica

Per la prima volta nella sua storia  l'Associazione sud-asiatica per la cooperazione regionale (Saarc) ha
un segretario generale donna. Si tratta di Fathimath Dhiyana Saeed, rappresentante delle Maldive, che è giunta a Khatmandu per assumere  ufficialmente l'incarico assegnatogli in un recente vertice dell'organizzazione in Bhutan. La stampa nepalese sottolinea oggi che Saeed non è solo la prima  donna al timone dell'organismo di cooperazione regionale sud-asiatica ma che con i suoi 30 anni è anche la persona più giovane designata finora per questo ruolo. Laureatasi in Legge in Giappone, il nuovo segretario generale
della Saarc aveva ricoperto fino a poco tempo fa l'incarico di  Procuratore generale delle Maldive. Ufficialmente al lavoro dall'1 marzo, la Saeed resterà alla guida dell'organismo per tre anni. Creata nel dicembre del 1985, la Saarc raccoglie nel suo seno gli  otto paesi dell'Asia meridionale (Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, India, Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka).

mercoledì 2 marzo 2011

Annapurna, strage per un afrodisiaco e processo mai iniziato

Si chiama Yarsagumba ed è conosciuto al mondo come “Viagra himalayano”. E’ un fungo, che cresce sulla larva mummificata della farfalla himalayana, con eccezionali proprietà afrodisiache: il suo prezzo supera quello dell’oro. Ma si dice che porti sfortuna. Non a caso, è al centro di uno dei più feroci delitti che le cronache abbiano visto nella storia dei villaggi nepalesi d’alta quota: quello di Nar, alle pendici dell’Annapurna.

Nar sorge a 4000 metri di quota, nel distretto del Manang. E’ una delle zone più fertili per lo Yarsagumba, che qui è fonte di sostentamento per numerosi villaggi: ognuno ha la propria zona di raccolta del prezioso fungo, che viene venduto profumatamente oltreconfine: è uno degli elementi fondamentali della medicina cinese. Nel giugno del 2009, alcuni contadini della tribù di Gurkha si infiltrarono nella zona per raccogliere il prezioso fungo. Gli uomini di Nar, venuti a conoscenza delle loro intenzioni, si unirono in una piccola armata e, armati di bastoni, rocce e attrezzi agricoli, assalirono il campo allestito dagli “intrusi”. Fu una strage. I sette Gurkha furono trucidati: due di loro lanciati in un crepaccio e altri 5 lapidati e fatti a pezzi, poi gettati in un fiume glaciale. Dopo il delitto, gli abitanti di Nar si riunirono in una specie di conclave, ripromettendosi che non avrebbero mai detto a nessuno cosa era capitato. Ma, dopo un mese, la storia venne a galla. Altri membri della tribù Gurkha vennero a chiedere notizie dei compagni e qualcuno confessò, facendo trovare loro i due corpi lanciati nel crepaccio, ormai in fase di decomposizione. I Gurkha, inorriditi, scesero al villaggio di Chame per denunciarli. La polizia, rinvenuti i corpi, arrestò tutto il villaggio di Nar per poi rilasciare donne e bambini.

Arresto a Nar

A Chame non c’era mai stata una prigione. I crimini violenti erano pressochè sconosciuti alla popolazione, prevalentemente buddhista e di solito non violenta. Così rinchiusero gli arrestati, in totale 36 uomini, in una scuola in attesa del processo. Tutti negano il delitto e dicono che le vittime sono morte accidentalmente quando è scoppiata una battaglia sul diritto di raccogliere lo Yarsagumba. Ma questo dovrà essere provato dalla legge. Peccato che il processo non sia ancora stato celebrato: i giudici e gli avvocati non si sono presentati al tribunale deputato, che sorge a 2 giorni di cammino dalla prima strada carrozzabile. Già per tre volte, l’ultima pochi giorni fa, la causa è stata rimandata a causa di questa assenza. La prossima data utile è fissata per il 30 marzo 2011. Nel frattempo, Nar è diventato un villaggio fantasma. Pochi sono stati rilasciati e senza la popolazione maschile, l’economia si è fermata: nessuno costruiva case, nessuno conosceva a fondo le proprietà, poche donne potevano sostituire i mariti nei lavori che gli spettavano. Si dice che questa non sia la prima strage legata alla raccolta del prezioso Yarsagumba, che forse anche per questo nel resto del Nepal è associato alla sfortuna e ad un kharma negativo. Per gli anziani buddhisti, raccoglierlo e commerciarlo era considerato peccato. Ma le nuove generazioni hanno avuto meno remore, e in caso di controversie tutto si sistemava all’interno delle comunità: vivendo in zone remote, secondo proprie tradizioni, risolvevano le cose fuori dal sistema giudiziario nazionale. Molti abitanti di queste zone remote parlano addirittura una lingua molto diversa dal nepalese. Lo Yarsagumba, nella medicina cinese, è considerato un potente afrodisiaco ed un elisir di gioventù. Si dice prolunghi la virilità nelle lunghe notti invernali dell’Himalaya, ma la sua assunzione deve avvenire in modo costante. Di solito viene assunto in piccole dosi, sbriciolato tra i cereali o nelle minestre. Che si tratti di un mito? Pare di no. Uno studio della Stanford Medical School ha riscontrato un aumento di ormoni nelle urine di chi lo ha assunto. Alcuni test su animali alimentati con lo Yarsagumba hanno dimostrato una riduzione del tempo di recupero dopo un orgasmo e una maggior produzione di liquido seminale. Qualcuno ha provato a coltivarlo, ma gli effetti riscontrati sono stati molto minori: non resta, quindi, che dare la caccia allo Yarsagumba selvatico, che cresce solo oltre i 3.500 metri, in alcune zone del Nepal e del Tibet. Ma guardatevi le spalle…

Sara Sottocornola

Il Nepal riduce il numero dei campi profughi bhutanesi

Il Governo nepalese è impegnato a ridurre a due gli attuali sette campi profughi bhutanesi presenti in Nepal orientale nel corso dei prossimi due anni. E' quanto si legge in una nota di Jay Mukunda Khanal, responsabile dell'unità nazionale per il coordinamento dei rifugiati in Nepal, diffusa dall'agenzia Irin. "Visto il gran numero di persone presenti nei campi, speriamo di riuscire in questa impresa entro il 2012" ha detto Khanal. Conosciuti in Bhutan come “Lhotsampas”, i rifugiati sono cittadini bhutanesi di origine nepalese che vivono nei campi dai primi anni '90 in seguito allo sfollamento di 108 mila persone dalle loro abitazioni da parte del governo bhutanese. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dal 2007 sono stati reinsediati in paesi terzi più di 43.500 rifugiati bhutanesi. Fino al 28 febbraio, gli Stati Uniti ne avevano accettato la maggior parte (oltre 37 mila), seguiti da Canada, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi e Regno Unito. Attualmente nei sette campi di Beldangi I, Beldangi II, estensione del Beldangi II, Khudunarabari, Timai e Goldhap (tutti nel distretto di Jhapa) e Sanischare (nel distretto di Morang), ci sono 69,203 profughi. Di tutti gli abitanti dei campi il 75% ha espresso il desiderio di essere reinsediato in paesi terzi. L'UNHCR sta cercando di negoziare con il governo sul processo di pianificazione, nel tentativo di assicurare che venga mantenuto lo stesso livello di servizi e di assistenza per i rifugiati, quando i campi saranno ridotti a due.