Si chiama Yarsagumba ed è conosciuto al mondo come “Viagra himalayano”. E’ un fungo, che cresce sulla larva mummificata della farfalla himalayana, con eccezionali proprietà afrodisiache: il suo prezzo supera quello dell’oro. Ma si dice che porti sfortuna. Non a caso, è al centro di uno dei più feroci delitti che le cronache abbiano visto nella storia dei villaggi nepalesi d’alta quota: quello di Nar, alle pendici dell’Annapurna.
Nar sorge a 4000 metri di quota, nel distretto del Manang. E’ una delle zone più fertili per lo Yarsagumba, che qui è fonte di sostentamento per numerosi villaggi: ognuno ha la propria zona di raccolta del prezioso fungo, che viene venduto profumatamente oltreconfine: è uno degli elementi fondamentali della medicina cinese. Nel giugno del 2009, alcuni contadini della tribù di Gurkha si infiltrarono nella zona per raccogliere il prezioso fungo. Gli uomini di Nar, venuti a conoscenza delle loro intenzioni, si unirono in una piccola armata e, armati di bastoni, rocce e attrezzi agricoli, assalirono il campo allestito dagli “intrusi”. Fu una strage. I sette Gurkha furono trucidati: due di loro lanciati in un crepaccio e altri 5 lapidati e fatti a pezzi, poi gettati in un fiume glaciale. Dopo il delitto, gli abitanti di Nar si riunirono in una specie di conclave, ripromettendosi che non avrebbero mai detto a nessuno cosa era capitato. Ma, dopo un mese, la storia venne a galla. Altri membri della tribù Gurkha vennero a chiedere notizie dei compagni e qualcuno confessò, facendo trovare loro i due corpi lanciati nel crepaccio, ormai in fase di decomposizione. I Gurkha, inorriditi, scesero al villaggio di Chame per denunciarli. La polizia, rinvenuti i corpi, arrestò tutto il villaggio di Nar per poi rilasciare donne e bambini.
Arresto a Nar
A Chame non c’era mai stata una prigione. I crimini violenti erano pressochè sconosciuti alla popolazione, prevalentemente buddhista e di solito non violenta. Così rinchiusero gli arrestati, in totale 36 uomini, in una scuola in attesa del processo. Tutti negano il delitto e dicono che le vittime sono morte accidentalmente quando è scoppiata una battaglia sul diritto di raccogliere lo Yarsagumba. Ma questo dovrà essere provato dalla legge. Peccato che il processo non sia ancora stato celebrato: i giudici e gli avvocati non si sono presentati al tribunale deputato, che sorge a 2 giorni di cammino dalla prima strada carrozzabile. Già per tre volte, l’ultima pochi giorni fa, la causa è stata rimandata a causa di questa assenza. La prossima data utile è fissata per il 30 marzo 2011. Nel frattempo, Nar è diventato un villaggio fantasma. Pochi sono stati rilasciati e senza la popolazione maschile, l’economia si è fermata: nessuno costruiva case, nessuno conosceva a fondo le proprietà, poche donne potevano sostituire i mariti nei lavori che gli spettavano. Si dice che questa non sia la prima strage legata alla raccolta del prezioso Yarsagumba, che forse anche per questo nel resto del Nepal è associato alla sfortuna e ad un kharma negativo. Per gli anziani buddhisti, raccoglierlo e commerciarlo era considerato peccato. Ma le nuove generazioni hanno avuto meno remore, e in caso di controversie tutto si sistemava all’interno delle comunità: vivendo in zone remote, secondo proprie tradizioni, risolvevano le cose fuori dal sistema giudiziario nazionale. Molti abitanti di queste zone remote parlano addirittura una lingua molto diversa dal nepalese. Lo Yarsagumba, nella medicina cinese, è considerato un potente afrodisiaco ed un elisir di gioventù. Si dice prolunghi la virilità nelle lunghe notti invernali dell’Himalaya, ma la sua assunzione deve avvenire in modo costante. Di solito viene assunto in piccole dosi, sbriciolato tra i cereali o nelle minestre. Che si tratti di un mito? Pare di no. Uno studio della Stanford Medical School ha riscontrato un aumento di ormoni nelle urine di chi lo ha assunto. Alcuni test su animali alimentati con lo Yarsagumba hanno dimostrato una riduzione del tempo di recupero dopo un orgasmo e una maggior produzione di liquido seminale. Qualcuno ha provato a coltivarlo, ma gli effetti riscontrati sono stati molto minori: non resta, quindi, che dare la caccia allo Yarsagumba selvatico, che cresce solo oltre i 3.500 metri, in alcune zone del Nepal e del Tibet. Ma guardatevi le spalle…
Sara Sottocornola
Nar sorge a 4000 metri di quota, nel distretto del Manang. E’ una delle zone più fertili per lo Yarsagumba, che qui è fonte di sostentamento per numerosi villaggi: ognuno ha la propria zona di raccolta del prezioso fungo, che viene venduto profumatamente oltreconfine: è uno degli elementi fondamentali della medicina cinese. Nel giugno del 2009, alcuni contadini della tribù di Gurkha si infiltrarono nella zona per raccogliere il prezioso fungo. Gli uomini di Nar, venuti a conoscenza delle loro intenzioni, si unirono in una piccola armata e, armati di bastoni, rocce e attrezzi agricoli, assalirono il campo allestito dagli “intrusi”. Fu una strage. I sette Gurkha furono trucidati: due di loro lanciati in un crepaccio e altri 5 lapidati e fatti a pezzi, poi gettati in un fiume glaciale. Dopo il delitto, gli abitanti di Nar si riunirono in una specie di conclave, ripromettendosi che non avrebbero mai detto a nessuno cosa era capitato. Ma, dopo un mese, la storia venne a galla. Altri membri della tribù Gurkha vennero a chiedere notizie dei compagni e qualcuno confessò, facendo trovare loro i due corpi lanciati nel crepaccio, ormai in fase di decomposizione. I Gurkha, inorriditi, scesero al villaggio di Chame per denunciarli. La polizia, rinvenuti i corpi, arrestò tutto il villaggio di Nar per poi rilasciare donne e bambini.
Arresto a Nar
A Chame non c’era mai stata una prigione. I crimini violenti erano pressochè sconosciuti alla popolazione, prevalentemente buddhista e di solito non violenta. Così rinchiusero gli arrestati, in totale 36 uomini, in una scuola in attesa del processo. Tutti negano il delitto e dicono che le vittime sono morte accidentalmente quando è scoppiata una battaglia sul diritto di raccogliere lo Yarsagumba. Ma questo dovrà essere provato dalla legge. Peccato che il processo non sia ancora stato celebrato: i giudici e gli avvocati non si sono presentati al tribunale deputato, che sorge a 2 giorni di cammino dalla prima strada carrozzabile. Già per tre volte, l’ultima pochi giorni fa, la causa è stata rimandata a causa di questa assenza. La prossima data utile è fissata per il 30 marzo 2011. Nel frattempo, Nar è diventato un villaggio fantasma. Pochi sono stati rilasciati e senza la popolazione maschile, l’economia si è fermata: nessuno costruiva case, nessuno conosceva a fondo le proprietà, poche donne potevano sostituire i mariti nei lavori che gli spettavano. Si dice che questa non sia la prima strage legata alla raccolta del prezioso Yarsagumba, che forse anche per questo nel resto del Nepal è associato alla sfortuna e ad un kharma negativo. Per gli anziani buddhisti, raccoglierlo e commerciarlo era considerato peccato. Ma le nuove generazioni hanno avuto meno remore, e in caso di controversie tutto si sistemava all’interno delle comunità: vivendo in zone remote, secondo proprie tradizioni, risolvevano le cose fuori dal sistema giudiziario nazionale. Molti abitanti di queste zone remote parlano addirittura una lingua molto diversa dal nepalese. Lo Yarsagumba, nella medicina cinese, è considerato un potente afrodisiaco ed un elisir di gioventù. Si dice prolunghi la virilità nelle lunghe notti invernali dell’Himalaya, ma la sua assunzione deve avvenire in modo costante. Di solito viene assunto in piccole dosi, sbriciolato tra i cereali o nelle minestre. Che si tratti di un mito? Pare di no. Uno studio della Stanford Medical School ha riscontrato un aumento di ormoni nelle urine di chi lo ha assunto. Alcuni test su animali alimentati con lo Yarsagumba hanno dimostrato una riduzione del tempo di recupero dopo un orgasmo e una maggior produzione di liquido seminale. Qualcuno ha provato a coltivarlo, ma gli effetti riscontrati sono stati molto minori: non resta, quindi, che dare la caccia allo Yarsagumba selvatico, che cresce solo oltre i 3.500 metri, in alcune zone del Nepal e del Tibet. Ma guardatevi le spalle…
Sara Sottocornola
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