venerdì 27 agosto 2010

India-Cina: disputa sul Kashmir

L'India ha sospeso uno scambio bilaterale militare con la Cina in seguito al rifiuto da parte di Pechino di concedere il visto d'ingresso a un generale dell'esercito proveniente dalla zona contesa del Kashmir indiano. La notizia è stata riportata dal Times of India e confermata in un comunicato diffuso stamattina dal Ministero degli esteri che non ha però fornito dettagli sui motivi della sospensione. «La visita non è avvenuta per alcune ragioni. I nostri scambi con la Cina sono importanti, ma occorre una maggiore sensibilità per i reciprochi interessi. È in corso un dialogo su questi temi» si legge. Secondo il quotidiano, il governo cinese ha negato il visto al comandante del settore settentrionale, il generale B.S. Jaswal, che doveva recarsi a Pechino per uno «scambio ad alto livello» con i vertici dell'esercito di Pechino che avviene regolarmente da alcuni anni nel mese di agosto. Nel rifiutare il permesso, i cinesi hanno detto che l'ufficiale non era «benvenuto» perchè incaricato a «controllare» un'area che è oggetto di contesa. Il Kashmir indiano, che fa parte dello stato di Jammu e Kashmir, è al centro di una decennale disputa territoriale con il confinante Pakistan e, in parte anche con la Cina. Nonostante il miglioramento delle relazioni, soprattutto in campo economico, i due giganti asiatici sono ancora divisi da diverse dispute di confine, oltre che sull'ospitalità concessa dall'India al Dalai Lama in esilio e alla comunità dei rifugiati tibetani. La Cina, in particolare, non riconosce lo stato indiano nord orientale dell'Arunachal Pradesh. Lo scorso anno il governo di New Delhi aveva duramente protestato con Pechino per la prassi di rilasciare visti «speciali», non timbrati direttamente sul passaporto, ai cittadini del Kashmir indiano.

giovedì 26 agosto 2010

La Cina ammonisce l'India su Dalai Lama

La Cina ha dichiarato di sperare che l'India ottemperi al suo impegno di non lasciare che i tibetani si dedichino ad attivita' anti-cinesi e ''tratti prudentemente la materia'' in modo da non danneggiare le relazioni bilaterali fra i due paesi. Lo riporta la stampa locale. Commentando per la prima volta il recente incontro tra
il Primo Ministro indiano, Manmohan Singh e il Dalai Lama, il portavoce del Ministero degli esteri cinese ha detto che l'opposizione di Pechino a che i leader stranieri incontrino il leader spirituale tibetano e' stata fatta sapere all'India. ''La Cina - ha detto il portavoce cinese si oppone agli incontri tra i leader politici stranieri con il Dalai Lama e noi abbiamo fatto chiaramente presente questa nostra posizione all'India''. ''Il governo indiano - ha proseguito - ha in diverse occasioni detto espressamente di riconoscere la regione del Tibet come parte della Repubblica Popolare cinese e di non permettere ai tibetani di avere dei comportamenti anti-cinesi o di compiere attivita' politiche in chiave anti-cinese in India. La Cina spera che l'India voglia rispettare questo impegno per il bene delle relazioni reciproche''. Il ministro degli esteri indiano, S M Krishna, a proposito dell'incontro tra il premier indiano e il Dalai Lama aveva chiarito che l'India considera il leader tibetano come un ''ospite d'onore'' ma non lo incoraggia a effettuare attivita' politica. Il mese scorso il Dalai Lama incontro' il Sottosegretario agli esteri indiano Nirupama Rao. In quell'occasione Pechino non ebbe nessuna reazione esplicita all'incontro. La Cina considera il Dalai Lama un separatista che sta cercandodi dividere il Tibet dalla Cina.

Tibet, lanciato appello per la liberazione di Tragyal

L'Unione internazionale degli editori, con base a Ginevra, ha lanciato un appello per la liberazione dello scrittore tibetano Tragyal, 47enne, accusato d'incitamento al separatismo dalla autorità di Pechino. L'uomo, lo ricordiamo, è imprigionato in Cina (nella provincia del Qinghai) dal 23 aprile scorso.

Il gruppo ha fatto sapere di aver indirizzato una lettera direttamente al presidente Hu Jintao, esprimendo le loro preoccupazioni.

Conosciuto sotto il nome di Shogdung, l'intellettuale tibetano ha pubblicato un libro - che ha riscosso un ampio successo - dal titolo "Separare il cielo dalla terra", libro che però non aveva ottenuto l'autorizzazione di Pechino. L'opera tratta degli scontri avvenuti nel 2008 a Lhasa.

Secondo l'Unione internazionale degli editori, il suo arresto viola i diritti fondamentali della libertà di espressione sanciti dall'ONU.

mercoledì 25 agosto 2010

Autostrada 110: code provocate da camion

Sarebbe dovuto ad un improvviso aumento del trasporto di carbone proveniente da miniere illegali il gigantesco ingorgo nel quale da 11 giorni sono bloccati migliaia di mezzi nel nord della Cina sull' autostrada 110 che collega Pechino al Tibet. Lo hanno dichiarato alcuni autisti dei camion coinvolti nell' ingorgo al quotidiano Notizie di Pechino. La polizia stradale ha attribuito l' interminabile coda, che gia' due giorni fa ha superato i cento chilometri di lunghezza, ai lavori in corso sull' autostrada e ad alcuni minori incidenti che si sono prodotti a causa del traffico intenso.  Ma la spiegazione data dagli autisti intervistati dal quotidiano e' diversa. La Cina ottiene dal carbone il 70% dell' energia che consuma. Pechino e i suoi dintorni venivano riforniti di carbone dalle miniere della vicina provincia dello Shanxi, in gran parte illegali. Queste sono state al centro dell' attenzione per l' alto numero di vittime tra i minatori, che perdono la vita in esplosioni, inondazioni e frane (in tutto il paese l' anno scorso 1600 minatori sono morti in incidenti sul lavoro). Le miniere dello Shanxi sono state sottoposte a controlli severi, e molte costrette a chiudere i battenti. A sopperire all' improvvisa mancanza di rifornimenti sarebbero quindi intervenute le miniere della piu' lontana Mongolia Interna.  Gli autisti hanno spiegato che da questa provincia preferiscono raggiungere la capitale attraverso l' autostrada 110 perche' non ci sono controlli e non sono costretti a corrompere i poliziotti che li fermano per non farsi sequestrare il carico.  Le autorita' addette al traffico sostengono intanto che la situazione e' leggermente migliorata e che gli automezzi hanno ripreso a muoversi, seppur alla bassissima velocita' di un chilometro all' ora.

Maxi-coda sull'autostrada che collega Pechino al Tibet

Una maxi-coda di oltre cento chilometri sull'autostrada che collega Pechino al Tibet ha paralizzato una delle principali arterie del Paese con migliaia di automobilisti che sono in coda ormai da nove giorni, e le autorita' che non si aspettano di smaltire la coda prima di un mese. Lo riportano i media locali. Il maxi-ingorgo, cominciato il 14 agosto, e' dovuto al fatto che la strada vicina, la National Expressway 110 normalmente utilizzata dai camion, e' chiusa per lavori. Tutto il traffico e' quindi dirottato sulla strada alternativa, che non ha pero' capacita' sufficiente. E al momento non si riesce nemmeno a rimuovere le molte macchine che sono in panne, perche' non c'e' modo per raggiungerle e toglierle dal traffico. ''La congestione e' provocata dall'insufficiente capacita' dell'autostrada, per via dei lavori sulla National Expressway 110'', fanno sapere le autorita' di Pechino che hanno inviato^400 vigili a gestire la situazione. La super-coda ha fatto pero' bene all'economia della zona: lungo i cento km di auto allineate sono sorte bancarelle di ogni tipo, messe in piedi dagli abitanti locali, e anche centri ricreativi che organizzano tornei di carte e piccoli concerti.

martedì 24 agosto 2010

Incidente aereo in Nepal, morti turisti

Un piccolo aereo di una compagnia nepalese si è schiantato oggi dopo il decollo dall'aeroporto di Kathmandu. Secondo le prime informazioni al momento dell'incidente imperversava il cattivo tempo. Tutte le 15 persone a bordo hanno perso la vita. Tra loro vi erano anche alcuni turisti di nazionalità statunitense e giapponese. Il velivolo era diretto verso l'Everest.

Le squadre di soccorso messe in campo dalle forze di sicurezza nepalesi non sono ancora arrivate sul luogo dell'incidente, situato a circa 20 chilometri a sud di Kathmandu. Le forti piogge sulla capitale nepalese infatti impediscono il decollo degli elicotteri.

Due anni fa, nella stessa zona a Lukla, 18 persone, tra le quali 12 tedeschi, avevano perso la vita in un incidente analogo.