mercoledì 4 agosto 2010

Tibetani di Toronto contro il Nepal

Va in scena la protesta tibetana a Toronto dopo che il governo nepalese ha deciso di rimpatriare tre seguaci del Dalai Lama. Questo nonostante un preciso accordo tra il governo di Katmandù e le Nazioni Unite in cui il primo si impegna a garantire ai rifugiati tibetani un passaggio sicuro verso l’India. L’episodio incriminato risale a giugno, ma la sua conferma è arrivata solo in questi giorni. «È la prima volta dal 2003 che le autorità nepalesi consegnano a quelle cinesi persone che cercano di lasciare il Tibet - spiega Tenzin Wangkhang di Student for a free Tibet Canada - Allora si trattava di 18 persone, tra cui anche bambini». In questo caso si tratta di tre ragazzi di appena vent’anni - tra di loro anche un monaco e una donna - due dei quali sono subito finiti in cella una volta passato il confine. Nessuno di loro ha un passato da attivista, ma nonostante questo, una volta passata la linea che divide il Nepal dal Tibet, per loro finire in prigione può voler dire andare in contro a torture o a lavori forzati, dice la Wangkhang. «Oggi noi protestiamo perché il Nepal si attenga agli impegni presi, rispetti le leggi internazionali e quindi garantisca un passaggio sicuro ai tibetani che decidono di fuggire verso l’India». Tradotto in numeri si tratta di oltre mille persone ogni anno, che scappano in cerca di una nuova vita in India passando per Katmandù. Dopo sette anni, però, il Nepal ha deciso di tornare ai rimpatri forzati - «probabilmente a causa delle crescenti pressioni cinesi», spiega la Wangkhang - e quello che l’associazione teme e ieri davanti al consolato onorario nepalese di Toronto ha chiesto che non avvenisse, è che Katmandù continui su questa strada.

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