martedì 20 aprile 2010

India: rapporto denuncia torture in continuo aumento

La tortura e il trattamento disumano dei prigionieri è fenomeno ancora largamente diffuso in India, secondo un rapporto presentato negli scorsi giorni a New Delhi da un'associazione di diritti umani. Le violazioni sono commesse sia a livello governativo che dai ribelli, in primis i maoisti che controllano un 'corridoio rosso' nel centro e nordest del subcontinente indiano. Nel rapporto 'Torture in India 2010', pubblicato dal Centro Asiatico per i Diritti Umani (Achr) si legge che «senza alcun riguardo per il diritto umanitario internazionale, i maoisti uccidono i loro ostaggi, spesso sgozzandoli o decapitandoli su ordine dei loro tribunali del popolo o Jan Adalats». Stessa sorte è riservata ai «sospetti informatori della polizia o ai componenti delle milizie antimaoiste Salwa Judum o a chiunque non obbedisca ai loro diktat». I maoisti, meglio noti come naxaliti, avevano massacrato 76 militari la scorsa settimana nello stato centrale del Chhattisgarh in un'imboscata.
Il rapporto accusa però anche il governo, guidato dal Partito del Congresso, di non aver impedito un'impennata del numero di morti in carcere. I prigionieri deceduti dietro le sbarre sono aumentati di oltre il 40% dal 2000, in particolare negli stati settentrionali dell'Uttar Pradesh e del Gujarat.
Proprio la scorsa settimana, l'esecutivo ha deciso di presentare al Pparlamento una legge (Prevention of Torture Bill 2010) che dovrebbe permettere all'India di ratificare la Convenzione internazionale dell'Onu contro la tortura firmata nel 1997. Ma la nuova legge «é stata trattata come un segreto di stato» denuncia Suhas Chakma, direttore del centro che si occupa della tutela dei diritti umani nel sud dell'Asia.

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