sabato 19 marzo 2011

Irremovibile la posizione del Dalai Lama

Il Dalai Lama ha rigettato oggi una risoluzione del Parlamento tibetano che gli chiedeva di non dimettersi da capo politico della comunità. Lo riferisce il sito internet dei rifugiati tibetani Phayul. In una lettera inviata
all'assemblea legislativa che è in corso a Dharamsala (la sede del governo tibetano in esilio nel nord dell'India), il settantacinquenne monaco conferma la sua decisione del 14 marzo di cedere i poteri a un leader democraticamente eletto. Proprio domani, i tibetani della diaspora andranno alle urne per la terza volta dal
2001 per eleggere un nuovo primo ministro e nuovi rappresentanti. «Il potere esercitato da un leader spirituale o da monarchi fa parte di un concetto antiquato» ha detto oggi il 14esimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, a migliaia di fedeli riuniti nel tempio principale di Dharamsala per un sermone religioso. «Siamo ormai nel 21esimo secolo, e prima o poi vuole un cambiamento. Meglio prepararci ora, prima che sia troppo tardi» ha aggiunto ricordando che la figura del Dalai Lama ha iniziato a rivestire un ruolo politico dal 1642, da quando il Quinto Dalai Lama ha assunto il potere in Tibet.
Il Premio Nobel per la pace ha poi aggiunto che la sua decisione non implica il dissolvimento dell'istituzione del Dalai Lama «che è una entità spirituale e continuerà a essere tale». Se passa la riforma, «io mi potrò concentrare con più attenzione sul mio ruolo spirituale». Il leader tibetano ha inoltre promesso alla sua gente che non rinuncerà a lottare per la causa del Tibet e ha riaffermato la sua visione pragmatica della «via di mezzo», ovvero di rivendicare un'autonomia genuina della regione tibetana.


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