lunedì 15 marzo 2010

Crisi Cina-Stati Uniti

PECHINO 14.03.10 (ats/ansa) Il premier cinese Wen Jiabao ha accusato gli Stati Uniti di aver provocato la crisi nelle relazioni tra i due Paesi in corso dalla fine del 2009.
Nella sua conferenza stampa annuale che chiude i lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il Parlamento cinese, Wen non ha ceduto terreno neanche sulla questione dello yuan la valuta cinese che, ha detto, resterà «stabile» nonostante le «pressioni» americane ed europee.
Solo in un momento Wen Jiabao è apparso sulla difensiva, ed è stato quando un giornalista straniero gli ha posto una domanda su Google, la società informatica americana che ha minacciato di lasciare la Cina a causa dell'invadenza della censura e la Rio Tinto, l'impresa austrialiana che ha cinque dirigenti in prigione in Cina in attesa di processo. «Le imprese straniere sono sempre le
benvenute - ha affermato il premier - purché rispettino la legge». «Nei prossimi anni - ha aggiunto - mi impegnerò per conoscere più direttamente i problemi degli imprenditori stranieri in Cina». Sulla crisi nei rapporti con gli USA, Wen ha ripetuto quello già sostenuto in passato da alcuni dei suoi collaboratori, cioè che essa è interamente responsabilità di Washington. Gli Stati Uniti hanno tributato onori al Dalai Lama del Tibet, considerato un nemico da Pechino, ed hanno autorizzato la vendita di armi sofisticate a Taiwan, l'isola di fatto indipendente che la Cina rivendica, ha ricordato Wen. Quindi, ha concluso, tocca a loro «agire per ricucire
le relazioni».

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